Cercasi allevatori disposti a far pascolare i loro animali su un sito potenzialmente inquinato e a ridosso di un’area già risultata pesantemente infiltrata da metalli pesanti. Succede ad Augusta, sul promontorio di Punta Izzo. A pubblicare l’annuncio è stata la Marina militare italiana, proprietaria della zona dove sorge un vecchio poligono militare che la stessa Marina vorrebbe ampliare e ripristinare, trovando però l’opposizione di un battagliero gruppo di cittadini.
L’ex poligono di Punta Izzo sorge in un magnifico angolo di costa in provincia di Siracusa. Dall’inizio del ‘900 quest’area è stata usata per esercitazioni militari e migliaia di colpi sono stati esplosi dalla terra ferma verso il mare. Da circa quattro anni il comitato Punta Izzo possibile ne chiede la smilitarizzazione, e rivendica come il nuovo piano paesaggistico della provincia di Siracusa abbia sottoposto l’intera area al massimo livello di tutela. Ma di ben altro avviso è la Marina militare che di recente ha presentato un progetto per la costruzione di nuovi volumi.
Mentre la battaglia va avanti, a metà dicembre arriva la novità: una manifestazione d’interesse, pubblicata sull’albo pretorio del Comune di Augusta, della direzione del Genio Militare per la Marina di Augusta per l’affidamento in «concessione agricola (couso) per lo sfalcio delle erbe e il controllo della vegetazione infestante a mezzo uso pascolativo con l’onere della manutenzione ordinaria in parte del comprensorio militare denominato Punta Izzo». Gli allevatori che vogliono far pascolare i propri animali all’esterno del perimetro del poligono, inoltre, sono sottoposti all’obbligo di asportare e smaltire «qualsiasi genere» di rifiuto trovato. Compresi, quindi, le eventuali ogive e tutti i residui di decenni di esercitazioni militari.
Il coordinamento di associazioni e cittadini Punta Izzo Possibile ha subito presentato una diffida al comando Marisicilia e per conoscenza alla prefettura, al Comune, all’Asp e alla Soprintendenza per chiedere la revoca dell’avviso pubblico. Non solo perché l’area «è un bene paesaggistico tutelato per legge, ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in quanto territorio costiero compreso entro i trecento metri dalla battigia, area d’interesse archeologico e territorio sottoposto a vincoli di rimboschimento». Ma anche alla luce di quanto emerso dalle analisi effettuate nel 2017 dalla Difesa all’interno dell’area del poligono, che attestano livelli di piombo e di rame superiori a quelli consentiti dalla legge.
«L’indagine ambientale – fanno notare dal coordinamento – non è stata tuttavia estesa al perimetro esterno al fabbricato in cemento armato sede del poligono, dove potenzialmente potrebbero trovarsi tracce di munizionamento e conseguente contaminazione da metalli pesanti, atteso che almeno fino al 1977 le esercitazioni militari di tiro a Punta Izzo si svolgevano da terra verso il mare, con conseguente caduta dei proiettili sparati sul litorale e nello specchio marino antistante la scogliera. Pertanto – concludono – appaiono sussistere preminenti motivi di sicurezza, sanitari e di tutela ambientale oltremodo sufficienti a escludere in via prudenziale lo svolgimento dell’attività di pascolo all’interno dell’area militare di Punta Izzo».
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