«Il comando di Marisicilia nega l’accesso ad alcune informazioni ambientali che, per legge, sono soggette a obbligo di pubblicazione». L’argomento delle richieste degli attivisti locali è l’area dove c’è la probabilità che venga riattivato il poligono di tiro Punta Izzo ad Augusta e il motivo del diniego opposto dal comando marittimo viene ricondotto al segreto militare.
L’istanza di accesso civico fatta da un attivista del comitato di coordinamento Punta Izzo Possibile, Gianmarco Catalano, riguarda cinque punti. L’accesso ai pareri consultivi espressi dal Comitato misto paritetico della Regione Siciliana, in merito alla costituzione del poligono di tiro, al suo impiego e alle relative istallazioni militari, anche in merito ai programmi delle esercitazioni svolte o previste. «Questo comitato – spiega Catalano – è un organo consultivo che esprime pareri sulla compatibilità fra piani di sviluppo territoriale economico e sociale e i programmi militari».
Le altre richieste dell’attivista riguardano l’accesso al provvedimento di autorizzazione paesaggistica per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza delle infrastrutture; l’accesso al disciplinare d’uso del poligono tra l’amministrazione militare e la Regione Siciliana; l’accesso al protocollo d’intesa stipulato con il ministero dell’Ambiente e le competenti autorità regionali relativo all’utilizzo e al mantenimento conservativo del sito di Punta Izzo, in quanto area sottoposta a tutela ambientale. «Infine – dichiara il l’attivista – chiedevo di conoscere per quali finalità siano state affidate indagini georadar in quell’area».
La risposta della Marina Militare a firma del capo di stato maggiore, Danilo Murciano, è arrivata al limite dello scadere del tempo utile. «Sono sottratti all’accesso gli atti inerenti alla pianificazione, programmazione, acquisizione, gestione e manutenzione, dismissione di infrastrutture e aree – si legge nel documento di risposta alla richiesta di accesso civico – per il potenziale danno derivante dall’accessibilità di tali categorie di atti agli interessi pubblici della difesa e della sicurezza nazionale. Per tale ragione – concludono nel documento – si esclude l’accesso civico generalizzato nei casi di segreto di Stato e negli altri casi di divieti di accesso o divulgazione previsti dalla legge». Una risposta generica nella quale si fa riferimento al regolamento attuativo del codice dell’ordinamento militare.
L’unico punto sul quale c’è una replica è quello riguardante le indagini georadar che vengono definite come «attività di ricognizione preliminare dello stato ambientale di tutta l’area». Peraltro, spiega Catalano che «paradossalmente questo era l’unico aspetto su cui avrebbero potuto anche non rispondere. Per tutti gli altri, invece, si sono rifatti al segreto militare, come se le informazioni da me richieste potessero ledere la difesa dello Stato». Per la precisione, fra l’altro, l’attivista non aveva chiesto nulla che riguardasse pianificazione, programmazione, gestione cui loro fanno riferimento, ma pareri ambientali che l’autorità militare per legge è costretta a richiedere per avviare attività in zone sottoposte a tutela, come Punta Izzo.
L’attivista del comitato da anni si occupa di questo tratto della costa di Augusta soggetto a vincolo militare e che, fino ai primi anni ’90, è stato utilizzato come poligono per le esercitazioni a fuoco della Marina e delle altre forze armate italiane e Nato. Oggi risulta inattivo, ma ciò nonostante l’intero promontorio continua a essere negato alla comunità. Inoltre, l’area in questione non è mai stata bonificata né messa in sicurezza. «L’amministrazione militare è tenuta – dice Catalano – a una congrua e concreta motivazione del diniego d’accesso civico, per questo sto presentando ricorso interno al responsabile della trasparenza del ministero della Difesa. Viene da chiedersi – conclude – se questi atti ci siano davvero o se il segreto militare sia solo un pretesto per coprire eventuali irregolarità o mancanze. Infatti, già alla fine di luglio, sulla base di questi dubbi, avevo presentato un esposto alla procura di Siracusa per chiedere che vengano fatti gli opportuni accertamenti ipotizzando un delitto paesaggistico».
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