«Pulvirenti, vendi il Catania», parla la Curva Nord Domenica contro l’Avellino il tifo non mancherà

Il tracollo sportivo registrato nelle ultime due stagioni, in cui il Catania è passato dall’ottavo posto in serie A alla possibile retrocessione in Lega Pro, ha dissolto il legame tra parte della tifoseria e società. Con un comunicato apparso sulla pagina Facebook Quando saremo tutti nella nord, che da tempo raccoglie la voce della protesta verso la condotta della dirigenza, i gruppi organizzati della Curva Nord lanciano al presidente del club un messaggio forte: «Pulvirenti Vattene». La stessa pagina pubblica pure numerose fotografie di scritte polemiche, verso Antonino Pulvirenti e l’addì Pablo Cosentino, apparse nei giorni scorsi sui muri di Catania.

«La nostra scelta è fatta. Indietro non si torna». Eppure la tifoseria aveva finora cercato di evitare il muro contro muro, almeno col presidente. A differenza del sempre osteggiato Cosentino, Pulvirenti era stato più volte invitato a un pubblico incontro per chiarire le vicissitudini del club e la programmazione futura. Già a ottobre, a Torre del Grifo, un gruppo di sostenitori aveva cercato di prendere parte all’ultima conferenza stampa tenuta dal presidente. Nei giorni in cui il Massimino rimase deserto per protesta, i contestatori chiesero a Pulvirenti di schierarsi «O con noi o con loro» (dove loro stava ad indicare l’addì Cosentino, il preparatore atletico Ventrone e il presidente della Gea Alessandro Moggi). Più di recente fu invitato a parlare in occasione della riunione tra tifosi organizzata in piazza Spedini. Infine, prima di Vicenza-Catania, era atteso all’incontro tra tifoseria e squadra fissato fuori dalle mura di Torre del Grifo.

«Troppi silenzi, troppa irresponsabilità, troppa incertezza nel futuro. Dopo due anni di promesse non mantenute, di arroganza e approssimazione, di gestione incompetente e presunzione, che hanno trasformato il nostro Catania da miracolo sportivo in zimbello d’Italia, non si può più aspettare». La presa di posizione dei gruppi della curva Nord è una sentenza che suona inappellabile: «Il tempo di Nino Pulvirenti al Catania è finito. Questa proprietà ha concluso il suo ciclo e lo ha fatto nel peggiore dei modi: mettendo a repentaglio l’esistenza del Catania 1946». Al presidente Pulvirenti, viene adesso chiesto di «salvare il Catania e poi metterlo in vendita. Lasciare per sempre questa società che la sua irresponsabilità sta facendo sprofondare».

Domenica prossima la squadra affronterà una partita importantissima contro l’Avellino. Dovrà vincere a tutti i costi per alimentare la speranza di tirarsi fuori dal terzultimo posto, che varrebbe oggi la retrocessione diretta in Lega Pro. Al rientro al Massimino, dopo tre gare giocate in trasferta, i calciatori del Catania troveranno un pubblico arrabbiato, ma dalla loro parte. La promessa di massimo sostegno, stretta con la squadra nell’incontro avvenuto fuori dalla mura del centro sportivo, regge. La storia d’amore tra Pulvirenti e parte della tifoseria catanese pare finita, ma la parola fine sulle sorti del campionato non è ancora stata scritta: «Noi lotteremo fino all’ultimo per salvare la categoria, per l’onore di Catania. Per la maglia e la città. Poi si vedrà quale futuro avrà il Catania e se il Catania avrà un futuro. Ma non potrà mai essere con Nino Pulvirenti. Questa proprietà non ci rappresenta più».

Nella mattinata di oggi, sulla stessa pagina Facebook che ha pubblicato il comunicato, è apparso un appello alla tifoseria: «Dobbiamo far esplodere il Massimino! Gli abbonati convincano un amico a venire allo stadio, chi non viene da tempo abbia un sussulto d’orgoglio e si unica a questa battaglia per difendere la nostra storia e il nostro onore. Dobbiamo essere in ventimila!». L’appello coniuga la salvezza alla sopravvivenza stessa del club «la disastrosa ed irresponsabile gestione del duo Pulvirenti-Cosentino sta conducendo il Catania verso un fallimento economico imminente. C’è il rischio che la nostra sia l’ultima generazione ad avere visto giocare il Catania 1946. Lo capite o no? Salvare il titolo sportivo di serie B è imprescindibile. Con una retrocessione in Lega Pro è finita».

Marco Di Mauro

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