Pubblicità sessista, alcune commesse prendono le distanze «Siamo tutte donne, non ci aspettavamo un messaggio così»

«Puoi ottenere ciò che vuoi se sei vestita per averlo». E ad accompagnare questa frase c’è, in formato gigante, una donna che di vestiti in realtà non ne sfoggia nemmeno uno: di lei non conosciamo, infatti, che le forme e la biancheria intima. Nient’altro, neppure il volto, che è tagliato. Se ne sta immortalata lì, distesa su un fianco, in un manifesto sei metri per tre che da pochi giorni tappezza l’intera Palermo e che pubblicizza l’azienda Dal Vostro Amico Pazzo, che a Palermo ha ben 17 punti vendita, e poi uno a Monreale, uno a Bagheria e un altro a Trapani. Un marchio leader nel settore della biancheria intima, non solo femminile, ma che vende in generale anche accessori per neonati, articoli per la casa, pigiami, tappeti e tendaggi. Una pubblicità, questa, che però c’ha messo davvero poco per farsi notare e per sollevare un vespaio di polemiche.

Come già era successo questo inverno con il manifesto pubblicitario di un altro marchio, Challoils, che sponsorizzava un olio per motori sfruttando l’immagine di una donna seminuda intenta, con fare ammiccante, a strofinarsi sul corpo una bottiglietta del prodotto. In quel caso, a intervenire erano state tempestivamente alcune studentesse dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne, che avevano oscurato con scritte di protesta uno dei cartelloni in centro città. Un gesto seguito poco dopo dalla decisione del vice sindaco Sergio Marino di oscurare tutti i cartelloni del marchio. E prima ancora, c’era stato anche un altro caso che aveva fatto discutere non poco, quello della pubblicità ideata da AffarInOro, anche quella finita con una grossa toppa che nascondeva il fondoschiena in primo piano scelto per pubblicizzare l’attività. 

Stupisce, però, che proprio un’azienda che vanta il fatto di avere solo donne nei suoi punti vendita, tra commesse e responsabili, punti su questo tipo di immagine per sponsorizzare i propri prodotti. E, soprattutto, su un testo come quello scelto, additato immediatamente dai passanti e dai sempre pronti commentatori del web come una «brutta pubblicità sessista», a sentire la palermitana Carmen Luciano. «Come suonerebbe se ci fosse un uomo in boxer con la stessa frase? Ridicolo, no? Invece ecco il solito cliché: donna in intimo = persona che vuole ottenere qualcosa easy. Vergogna – continua la ragazza – Tutte le cose che ho voluto le ho ottenute da vestita, e senza chiederle a un uomo!». E sono in tanti a farle eco, ritenendo la pubblicità di «cattivo gusto» e «oggettivamente triste». Mentre, un’altra donna, Simona Vannucchi, su Facebook spiega, dal canto suo, che «il sessismo in certi casi esiste perché le donne ci stanno, chi si presta a mandare un messaggio del genere evidentemente può essere anche d’accordo. Le donne non sono tutte sante. A volte – dice – ci ostiniamo a voler difendere chi non vuole essere difeso. Io infatti non mi esprimo mai su certi temi, sono donne adulte non bambine».

Intanto, una presa di distanza sembra arrivare anche da parte di qualcuno che lavora in uno dei negozi palermitani. «Siamo un’azienda tutta al femminile, nei punti vendita trovate tutte donne e il nostro messaggio non doveva certo essere un messaggio negativo, ma per ovvie ragioni noi non ne eravamo a conoscenza – racconta a MeridioNews una delle responsabili che lavora per il marchio -. Io sono rientrata ieri dalle mie ferie, mi hanno mostrato solo adesso il nuovo manifesto e mi sono onestamente chiesta, per un attimo, cosa fosse». Non vuole entrare in alcun modo, però, nel merito del messaggio scelto né dell’immagine in formato gigante. Lei, come le commesse dei vari negozi, non sono tenute a farlo. Solo supervisore e titolare sarebbero autorizzati, peccato che risultano entrambi in ferie e quindi non raggiungibili. 

«Non veniamo interpellate per i messaggi pubblicitari – spiega ancora la ragazza – conosciamo perfettamente, come azienda, il valore della donna, non a caso il nostro gruppo è leader nel mercato grazie alle donne che ne fanno parte, nessuno poteva aspettarsi una cosa del genere». Ma se i vertici dell’azienda, intanto, scelgono il silenzio, non si è fatta invece attendere la replica delle istituzioni, con i consiglieri di Sinistra Comune che annunciano un’interrogazione sull’accaduto. «A Palermo, malgrado sia stata dichiarata città ‘libera dalla pubblicità offensiva della dignità della donna’, continuano a comparire pubblicità sessiste ed offensive della dignità femminile, condizioni che favoriscono l’insorgere di episodi di violenza contro le donne – proseguono i quattro consiglieri -. Gli stereotipi di genere si confermano strumento commerciale diffuso, che alimenta discriminazioni e clima di sopraffazione e ricatto nei confronti dell’altra metà del cielo. Siamo certi che l’amministrazione interverrà tempestivamente per la rimozione dei manifesti pubblicitari lesivi della dignità della donna, come già avvenuto in precedenti occasioni su nostra iniziativa».

A prendere posizione è anche Marcella Cannariato, la presidente di Fiori di Acciaio, associazione da tempo impegnata nella tutela dei diritti delle donne: «È inaudito e incomprensibile come un’azienda, nel 2018, possa ancora far riferimento alla chiara mercificazione del corpo delle donne e ad uno stereotipo fortemente maschilista per commercializzare i suoi prodotti. Stamane, immediatamente, abbiamo segnalato questo increscioso modo di farsi pubblicità a Rosaria Cusimano, responsabile per il Comune della vigilanza sulla cartellonistica – conclude la Presidente dell’associazione – e abbiamo avuto subito rassicurazione che sarà inviata una pec all’azienda in questione per la rimozione dell’immagine».

Silvia Buffa

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