Un’appendice al consiglio comunale di mercoledì per dissipare «l’atmosfera di terrorismo creata da alcuni» e per sottolineare che con gli emendamenti presentati «non abbiamo fatto gli interessi di nessuno». Tutti i gruppi dell’opposizione – Forza Italia, Area centro destra, Grande Catania e gruppo misto – hanno tenuto stamattina una conferenza stampa a Palazzo degli Elefanti per tornare a parlare del Pua, il Piano urbanistico attuativo della Playa di Catania, su cui due giorni fa l’assemblea cittadina ha votato una delibera che respinge buona parte delle indicazioni avanzate dal Consiglio regionale urbanistica. Un provvedimento profondamente cambiato rispetto a quello proposto in aula dall’amministrazione di Enzo Bianco, a seguito dell’approvazione di due emendamenti presentati da Manlio Messina, leader di Area centro destra.
Oggetto delle modifiche sono stati il comparto unico (l’area più grande interessata dal progetto), il parco urbano costiero, il fotovoltaico, i parcheggi, l’altezza degli alberghi. Prima di entrare nuovamente nel merito degli emendamenti approvati, Messina ribadisce la contrarietà dell’opposizione all’intero parere del Cru, in quanto «organo nominato dalla politica e non competente in materia. La sua funzione – precisa il capogruppo – è dire se un atto rispetta le norme o no». I consiglieri – esponendo sul tavolo la planimetria del progetto – si soffermano soprattutto sul futuro del Parco urbano costiero. «Il Cru – spiega Messina – indicava di cederlo ai privati, noi abbiamo imposto che rimanga di proprietà del Comune». Aggiungendo, però, un paletto: che l’ente pubblico può affidarlo in gestione attraverso una convenzione solo a un privato, cioè il soggetto attuatore del progetto, la società Stella Polare, i cui finanziatori rimangono al momento nell’ombra e il cui numero uno è l’imprenditore veneto Renzo Bissoli. Figura che fa capolino nella sentenza del gip su Raffaele Lombardo, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Bissoli viene intercettato al telefono con Mariano Incarbone, imprenditore condannato in appello per concorso esterno nel processo Iblis, mentre festeggiano per l’approvazione proprio del progetto alla Playa da parte del Consiglio comunale nell’aprile del 2013.
L’opposizione però allontana con forza ogni ipotesi di pressione. «Prima di presentare gli emendamenti, abbiamo ascoltato tutti, anche Stella Polare, alla luce del sole – spiega Messina – ma non abbiamo subìto alcuna pressione, né abbiamo tutelato gli interessi di nessuno». Perché inserire la possibilità per il Comune di dare in gestione il parco urbano solo a Stella Polare? «Al privato spetterebbe solo la manutenzione, senza alcun onere per il Comune, ma senza nemmeno possibilità di guadagno per il privato – risponde il capogruppo di Area centro destra – ed è impensabile che un soggetto imprenditoriale che non sia già coinvolto nel progetto accetti una soluzione simile». L’analisi prosegue con l’emendamento che ha eliminato una percentuale massima per l’installazione del fotovoltaico, che il Cru aveva indicato nel 20 per cento, al fine di evitare un pesante impatto paesaggistico. «Perché porre un limite se tutti i regolamenti e le leggi ci invitano a puntare su questa energia rinnovabile?», continua Messina.
Infine la riqualificazione degli edifici rurali e delle masserie considerate dalla Soprintendenza di valore storico e ricadenti nell’area interessata dal progetto. In questo caso era stato proposto un emendamento da parte di Articolo 4, gruppo di maggioranza, per eliminare l’indicazione del Cru che ne suggeriva una riqualificazione. Emendamento che è stato ritirato su pressione dell’amministrazione. «Ne avevamo scritto uno simile anche noi – spiega Messina – perché è assurdo che da un lato il Cru inviti a valorizzare questi ruderi e dall’altro, negli interventi di attuazione, dia la possibilità in base all’articolo 20 della legge 71/78 di abbatterli e realizzarne di nuovi». Nel parere del Consiglio regionale urbanistica, tra le norme tecniche di attuazione, si dà effettivamente la possibilità di intervenire sulle strutture già esistenti in base ai criteri della legge citata da Messina. Ma non si parla di abbattimento. Il comma D parla di «interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, la eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti».
Successivamente, comunque, il parere del Cru precisa che il piano di attuazione dovrà tenere conto di una serie di tutele di tipo ambientale. Tra queste, al punto P, c’è proprio l’obbligo di recuperare e riqualificare anche per altre funzioni gli edifici in precario stato di conservazione, perché rappresentano la storia della Piana di Catania. Quest’ultimo, così come gli altri punti, sono quelli che Articolo 4 ha provato a eliminare con un emendamento a firma del consigliere Rosario Gelsomino, che è anche presidente della commissione Urbanistica. Emendamento alla fine ritirato ma che in parte rientra dalla finestra. Cadono infatti le tutele suggerite dal Cru in merito al comparto U, il più grande, visto che è passata invece la proposta dell’opposizione di rendere prescrittivo quanto previsto per questa grande area. Cioè lasciare tutto com’è senza la possibilità in futuro per il consiglio di modificarne caratteristiche e destinazione.
Adesso, tuttavia, l’ultima parola spetta all’assessorato regionale all’Ambiente e al Territorio. Dal canto dell’opposizione etnea, invece, grande spazio in conferenza stampa è stato dato a un duro attacco politico nei confronti dell’amministrazione Bianco. «La maggioranza non esiste più ed è certo che quanto visto in consiglio sottintende la possibilità che in giunta si arrivi a un rimpasto», concludono i capigruppo dell’opposizione.
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