Pta Giarre, chiesta condanna per senatore Scavone «Emblema di come non si dovrebbe amministrare»

Un anno di reclusione per abuso d’ufficio. È questa la condanna chiesta dal magistrato Alessandro La Rosa per il senatore Antonio Scavone, al termine della requisitoria nel processo sul servizio d’informatizzazione del Pta di Giarre. Il politico autonomista – iscritto al gruppo liberalpopolare di Denis Verdini – non è l’unico a essere finito alla sbarra. Tra gli imputati ci sono anche Melchiorre Fidelbo – marito della senatrice Pd Anna Finocchiaro -, Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, entrambi in passato direttori dell’azienda sanitaria provinciale di Catania. Per tutti la richiesta dell’accusa è la stessa: «Piena responsabilità penale e condanna a un anno». A decadere, almeno secondo la procura, è invece la truffa aggravata ai danni dello Stato. Reato per il quale La Rosa ha chiesto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Unico a essere presente in aula, come avvenuto durante tutto il processo, è stato il marito della politica catanese: ex ministra del governo Prodi, attualmente al vertice della commissione affari costituzionali ma sopratutto avversaria nelle regionali siciliane del 2008 di Raffaele Lombardo. Fidelbo, affiancato dal suo legale, si è presentato senza l’inseparabile pc portatile preferendo prendere appunti su un foglio. Carta e penna per mettere nero su bianco tutte le accuse che gli vengono contestate in una vicenda, quella del presidio territoriale d’assistenza a Giarre, che segna la sua genesi nel 2007. «Un processo apparentemente complesso – spiega La Rosa ai giudici della terza sezione penale  -, in cui c’è l’emblema di come non si dovrebbe amministrare».

Il capitolo centrale dell’inchiesta è l‘affidamento diretto del servizio d’informatizzazione nella struttura in provincia di Catania. Un appalto da quasi due milioni di euro che il 30 luglio 2010 viene concesso alla società Solsamb Srl, amministrata da Fidelbo. «Una violazione di legge palese – la definisce il rappresentante dell’accusa -, in un contesto in cui vi era la volontà di far passare tutto, con la consapevolezza che nessun altra azienda avrebbe avuto le porte aperte com’è invece avvenuto», con quella del consorte di Finocchiaro. 

Il documento viene firmato da Giuseppe Calaciura, all’epoca dei fatti al vertice dell’azienda sanitaria etnea e uomo vicino all’autonomismo dell’ex governatore Lombardo. Una posizione manageriale e politica condivisa con Scavone, che nel 2007 assiste allo sviluppo delle fasi iniziali del progetto da direttore dell’Asp. «Una cosa da libro dei sogni», la definisce quando lo scorso marzo viene ascoltato in aula. Il progetto viene presentato dalla Sd@, acronimo del consorzio nato appositamente, per portare avanti il nuovo modello organizzativo per le cure primarie voluto dalla ministra Livia Turco. Dentro la società ci sono, oltre all’impresa di Fidelbo – titolare del 50 per cento delle quote -, l’università di Catania, la Tnet srl e successivamente l’Asp 3. L’obiettivo è quello di accedere ai finanziamenti ministeriali e dar il via al processo di razionalizzazione della sanità in Sicilia.

«L’assessore alla sanità Roberto Lagalla (nella giunta di Salvatore Cuffaro dal 2006 al 2008, ndr) ha spiegato di non aver mai visto questa proposta – spiega La Rosa – e sappiamo che non è stata mai esaminata nemmeno a Roma al ministero». Passaggio quest’ultimo fondamentale per lo sblocco dei finanziamenti. Nonostante i vari intoppi burocratici, tra cui la riforma della legge regionale in ambito sanitario, l’idea di Fidelbo si concretizza comunque con quella che è la foto simbolo di questa storia. Il 15 novembre 2010, giorno del taglio del nastro a Giarre per l’inaugurazione della struttura. Insieme a Fidelbo c’è la moglie, ma anche CalaciuraMassimo Russo, nuovo assessore regionale nella giunta Lombardo e Livia Turco

Dario De Luca

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