Il Programma di sviluppo rurale (Psr) della Sicilia è uno strumento europeo troppo importante perché possa passare sotto silenzio ad appena un anno dalla sua formale conclusione. Ce ne vogliamo occupare in relazione alle lotte inscenate nei mesi scorsi dal Movimento dei Forconi e dalla manifestazione del cartello delle associazioni imprenditoriali dello scorso mese di marzo.
Intanto, vediamo cos’è il Psr: è un elaborato europeo la cui messa a punto è durata tre anni, dal 2004 al 2007, cioè dalla conclusione del progetto Leader Più. La Commissione europea, in ossequio alla Pac, Politica agricola comunitaria, ha voluto dare organicità alle iniziative Leader promosse nei dieci/quindici anni precedenti. Pertanto, il Programma di sviluppo rurale dovrebbe rappresentare la conclusione organica del ciclo avviato con le iniziative comunitarie Leader. Infatti, le finalità sono le stesse, cioè non programmi di sviluppo agricolo, bensì di sviluppo rurale, quindi di sviluppo civile, economico e socioculturale delle aree rurali e la loro civile e moderna vivibilità. Nel dettaglio le finalità del programma europeo di sviluppo rurale sono:
! – accrescere la competitività agricola e forestale mediante le ristrutturazioni, lo sviluppo e l’innovazione;
2 – valorizzazione dell’ambiente e dello spazio naturale mediante la gestione del territorio;
3 – migliorare la qualità della vita delle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche;
4 – attuazione dell’approccio Leader.
In Sicilia questo compito è stato appannaggio dell’assessorato Agricoltura e Foreste (oggi assessorato delle Risorse agricole e della Pesca) che ha affidato tale compito, ai fini della gestione, ad un’apposita autorità, il cui coordinamento è andato al dirigente generale del dipartimento per gli Interventi strutturali della Regione siciliana. L’Autorità di gestione ha il compito di assicurare la corretta ed efficiente attuazione del programma e la selezione delle operazioni da ammettere a finanziamento in relazione alla loro conformità, ai presupposti del programma medesimo, nonché all’attivazione di un idoneo sistema informatico. In questo compito l’Autorità di gestione è affiancata dal Comitato di Sorveglianza. Questo è un organismo diretto dalla stessa Autorità di gestione a cui partecipano i rappresentanti di tutti gli enti e le autorità, nonché le organizzazioni coinvolte e interessate nell’attuazione del Programma di sviluppo rurale.
Il programma predisposto è articolato su quattro assi e ben 31 misure d’intervento. Per la sua realizzazione è stata assegnata la somma di 2 miliardi 106 milioni di euro.
Gli assi previsti si ispirano alle finalità indicate dall’Europa e riguardano:
asse 1 – Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale;
asse 2 – Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale;
asse 3 – Qualità della vita nelle zone rurali;
asse 4 – Attuazione dell’approccio Leader.
Ognuno degli assi ha unincidenza predeterminata nell’attribuzione delle risorse finanziarie ad esso destinate che incidono rispettivamente nel 10, 25, 10 e 5 per cento del montante totale.
Pertanto le dotazioni finanziarie attribuite a ciascun asse sono:
asse 1 892.367.573 euro,
asse 2 – 686.504.029 euro,
asse 3 – 158.915.483 euro,
asse 4 – 126.382.226 euro,
per l’assistenza tecnica 42.142.299 euro.
Le aree interessate dagli interventi del Programma di sviluppo rurale sono costituite da tutto il territorio siciliano, tranne le aree urbane e quelle dove in atto è presente l’agricoltura più avanzata. Quali il territorio che da Marsala va sino a Ribera passando per Mazara del Vallo, Campobello, Castelvetrano e Sciacca; il comprensorio di Vittoria, Comiso e Chiaramonte Gulfi; i comprensori di Augusta, del calatino e di Paternò-Adrano.
I soggetti titolati all’attuazione dei progetti locali di sviluppo sono, per i primi tre assi l’assessorato regionale, per il quarto asse i Gal – Gruppi di azione locale – costituiti in forza delle precedenti edizioni dei programmi di iniziativa comunitaria Leader.
I Gal esistenti sono 17 e, segnatamente l’Elimos con sede a Calatafimi-Segesta; l’Eloro con sede a Noto; l’Etna con sede a Biancavilla; il Kalat a Caltagirone; il Sicilia Centro meridionale con sede a Castrofilippo; il Metropoli Est con sede a Bagheria; il Golfo di Castellammare di Alcamo; Isc Madonie con sede a Castellana Sicula; Isole di Sicilia a Lipari; il Rocca di Cerere ad Enna; il Sicani a Santo Stefano Quisquina; Il Terre del Nisseno a Caltanissetta; il Monti Iblei a Palazzolo Acreide; il Nebrodi Plus a Tortorici; Il Peloritani a Fiumedinisi; il Terre dell’Etna e dell’Alcantara a Randazzo e Il Terre Normanne a Santa Cristina Gela.
In buona sostanza, i 17 Gal che in passato hanno gestito i programmi Leader coprono tutto il territorio individuato dal Psr e sono i soggetti titolati all’attuazione del quarto asse del Psr senza che sia stato valutato l’esito della loro azione gestionale dei precedenti programmi Leader. La cosa non è di importanza secondaria per la ragione che essendo ammessi al Psr i territori nei quali lo sviluppo agricolo e rurale è meno sviluppato e questi territori erano stati affidati ai fini del loro sviluppo alla gestione dei Gal, non occorre fare grandi congetture per ritenere che l’azione dei Gal nel decennio precedente non abbia conseguito risultati gran che lusinghieri. Ma la verità, purtroppo, è che i Gal sono stati appannaggio delle organizzazione professionali e di categoria, quali le associazioni di aziende agricole, artigianali, sindacali e via elencando. Il che fa supporre che la presenza nel Comitato di Sorveglianza dei loro rappresentanti serva ad assicurare in loro favore la spartizione dei fondi europei destinati allo sviluppo rurale.
Questa è una caratteristica del costume spartitorio delle risorse finanziarie della Regione siciliana. Costume di stampo clientelare che appartiene a tutte le componenti organizzate della società siciliana a scapito di quanti, fiduciosi dell’efficacia del mercato regolato e imparziale, operano in piena libertà, senza vincoli di appartenenza a qualsivoglia congrega d’interessi. Queste aree socioeconomiche che in Sicilia tuttavia sono largamente presenti si sono espresse nel Movimento dei Forconi. Non è un caso che tutte le organizzazioni si sono mobilitate contro questo Movimento in quanto hanno temuto seriamente per la tenuta dei loro legami col potere e dei relativi vantaggi.
Queste nostre considerazioni non riguardano quelle esperienze – partite sempre grazie ai Gal – che hanno provato a unificare lofferta turistica e agricola della Sicilia, di altre regioni del Sud dItalia e di qualche Paese del Sud Europa. Iniziative in questo caso meritorie, ma avversate dal sistema politico e dalle solite consorterie.
Nei prossimi giorni vedremo più da vicino quanto è avvenuto finora nella gestione delle risorse europee assegnate per lo sviluppo rurale. Intanto, però, unosservazione è d’obbligo e riguarda segnatamente l’accantonamento di 42 milioni di euro destinati ai ‘assistenza tecnica’. Ci renderebbe oltremodo grati a chi volesse specificare quali sarebbero i servizi tecnici specifici all’attuazione del Programma di sviluppo rurale che non siano già presenti nell’amministrazione regionale e nelle organizzazioni territoriali dei Gruppi di azione locale che da anni operano per le stesse finalità programmatiche e che è quasi sicuro che si siano dotati della necessaria assistenza tecnica. Non vorremmo apparire allarmisti o, peggio, propugnatori di calunnie a buon mercato. Pensiamo, infatti, che questo accantonamento serva a promuovere qualche servizio in house del tipo sperimentato con le società partecipate, cioè di una riserva di fondi destinata a creare nuova occupazione ‘specialistica’ da far prefigurare nei prossimi anni la necessità della sua trasposizione negli organici della Regione siciliana. Speriamo fermamente di essere in errore.
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