Scontri in via del Corso, piazza del Popolo chiusa e cariche delle forze dell’ordine, auto e mezzi blindati incendiati, vetrine di banche spaccate, lanci di petardi e sacchi di spazzatura verso Palazzo Grazioli: è questo, in sintesi, quello che ci ha raccontato Gianni Piazza, docente catanese in questo momento a Roma, nei giorni scorsi sul tetto della facoltà di Architettura in piazza Borghese, oggi in piazza nel grande corteo.
«Non saprei dire quanti eravamo a sfilare per le vie di Roma», dice Piazza, «ma quasi sicuramente eravamo più di centomila». Il professore di Catania si trovava in una zona distante dalla testa della manifestazione, «dove stavano i ragazzi dei collettivi dell’università La Sapienza, ma sembra che loro non siano coinvolti negli scontri».
Tornato con gli altri ricercatori sul celeberrimo tetto, Piazza e i colleghi si tengono costantemente aggiornati con le novità dal fronte più caldo della protesta. Su Facebook, all’interno della pagina “NOI con gli Studenti“, i cambiamenti di status si succedono nel giro di pochi secondi: «Quota quaranta feriti», «Manifestanti caricati dalla polizia in piazzale Flaminio», «Una decina tra studenti e membri delle forze dell’ordine sono stati portati in ospedale, nessun ricovero», «Alemanno in piazza del Popolo». Sul celebre social network si critica anche la cronaca degli avvenimenti fatta dai più noti quotidiani nazionali: sarebbe necessario, secondo molti degli utenti, fare una distinzione tra black bloc e studenti.
Intanto, ad Architettura i precari hanno indetto una riunione: «Abbiamo saputo che la riunione dei capigruppo alla Camera sarà stasera o, al più tardi, domani mattina, quindi è possibile che la discussione sul ddl Gelmini sia calendarizzata prima di Natale», continua a spiegarci al telefono il professore.
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