L’ordinanza contro la prostituzione emanata dal sindaco Leoluca Orlando è già attiva da due giorni, ma le polemiche continuano a susseguirsi. Al centro della discussione soprattutto i termini usati nel provvedimento, presentato dal primo cittadino come un’iniziativa per fronteggiare anche la tratta delle donne nigeriane costrette dalla malavita a stare sul marciapiede. Un registro che resterà in vigore fino al 31 agosto e che, secondo i detrattori della norma, si presterebbe a troppe interpretazioni, specie nella parte in cui si stabiliscono le sanzioni per le donne, multate di 400 euro al pari dei clienti.
«Sia fatto divieto a chiunque – si legge nel provvedimento – di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti in atteggiamento e in abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo, ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione; (…) di richiedere informazioni a soggetti che pongano in essere i comportamenti descritti e di concordare con gli stessi l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento; alla guida di veicoli di seguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale».
Le prime rimostranze sono arrivate direttamente dal cuore della maggioranza di Orlando, con un’accesa nota in cui i consiglieri di Sinistra Comune sostengono, dopo una prima lettura, che l’ordinanza «sembra un’azione repressiva contro le persone piuttosto che un’azione coordinata contro il fenomeno della tratta degli esseri umani. Riteniamo che una questione cosi complessa e delicata, con le sue implicazioni sociali, non possa essere inquadrata dentro le categorie del decoro urbano né possa essere affrontata con lo strumento dell’ordinanza». Sempre secondo i consiglieri «sarebbe stato più utile predisporre un atto di indirizzo della giunta con misure verificabili e una serie di attività coordinate con le organizzazioni che operano nel settore».
Tra i primi critici c’è Massimo Milani, coordinatore del Palermo Pride e figura storica del movimento Lgbtqi cittadino che, in un post su Facebook, si autodenuncia per aver tenuto «comportamenti incontestabilmente offensivi di molteplici interessi della collettività dei valori e dei diritti costituzionalmente tutelati, la morale pubblica e il Comune sentimento del pudore della cittadinanza, la sanità, la sicurezza, la tranquillità pubblica, la ordinata convivenza civile e la coesione sociale», citando un passo proprio dell’ordinanza. «È molto ambigua – dice Milani a MeridioNews – non in linea col pensiero politico di Orlando, che fa di Palermo una città accogliente. Questo lato illuminato del sindaco si scontra con un’ordinanza che sembra scritta da un leghista: il linguaggio è lo stesso, direi quasi fascista, piccolo-borghese. Non lo comprendo».
«Capisco il problema della tratta delle prostitute – prosegue – ma se si fa un discorso sulla moralità, sul modo in cui bisogna andare vestiti, sul decoro urbano, su dei termini che sono al limite, in cui tutti rientriamo, io specialmente, che per costituzione sono sempre al di fuori del decoro urbano, mi sento messa in pericolo. Qui basta un’interpretazione un po’ eccentrica e finiamo tutti in questura». Quella di Milani è chiaramente una provocazione, ma la possibilità teorica resta, seguendo il senso letterale del provvedimento: «È un problema grave di ambiguità del linguaggio».
Più fiduciosa invece Anna Alonzo, che gestisce il centro Arcobaleno 3P, dove diverse donne nigeriane tolte dalla strada hanno potuto trovare un lavoro. «È una prova – spiega – l’assessore Giuseppe Mattina (titolare della Cittadinanza sociale al Comune di Palermo, ndr) ha detto che è disposto a cambiarla, se non andrà bene». MeridioNews ha a questo proposito cercato di contattare l’assessore, ma senza esito. La sanzione al momento valida, in ogni caso, «non sarà applicata alle persone che esercitano la prostituzione vittime di violenza o di grave sfruttamento o che si trovano in situazioni di pericolo – si legge – In questi casi saranno informati i servizi sociali del Comune di Palermo, qualora aderiscano a percorsi di tutela e protezione».
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