Pronto soccorso, rischio taglio reparti in centro città Chiuderà il Vittorio, ma il San Marco rimane bloccato

La situazione dei presidi d’emergenza nella città di Catania sembra essere arrivata a un punto di impasse. Secondo il piano di riordino sanitario, varato nel 2014 dalla giunta Crocetta, il pronto soccorso del Vittorio Emanuele dovrà chiudere, trasferendo i macchinari e il personale in due nuove realtà: il San Marco di Librino e un reparto, ancora in costruzione, al Policlinico di via Santa Sofia. I ritardi nella costruzione e il futuro incerto per la chiusura dei cantieri del grande ospedale periferico, bloccato dalle vicende giudiziarie dell’azienda che realizza i lavori, la Tecnis, fanno sorgere seri dubbi sulla reale ridefinizione della sanità cittadina. Con l’apertura della realtà di via Santa Sofia, che avverrà prima di quella di Librino, il reparto di via Plebiscito sarà quasi sicuramente trasferito lì. Lasciando scoperta tutta una fetta di città che potrà contare solo sul Garibaldi di piazza Santa Maria di Gesù

«Non ci sono scuse per nessuno, non si può ridurre così l’offerta sanitaria per i cittadini», afferma Giacomo Rota, segretario generale della Cgil di Catania, presente stamattina a una manifestazione davanti i cantieri del San Marco. «Noi saremo attentissimi. Il governo regionale sappia che sotto questo profilo non faremo sconti a nessuno». La richiesta del sindacato e delle associazioni che hanno aderito all’evento è chiara: lasciare aperto il presidio del Vittorio fino alla consegna del pronto soccorso a Librino. «La sanità pubblica va difesa e garantita. La Regione deve puntare a questo e smetterla di regalare posti letto a strutture degli amici degli amici». A MeridioNews il segretario specifica: «Recentemente sono stati dati 70 posti letto alla sanità privata nel catanese. Perché? Dobbiamo smetterla, anche se ci sono forti interessi che la difendono». Sul probabile riferimento all’Humanitas, clinica oncologica legata alla famiglia del deputato regionale del Pd Luca Sammartino, Rota smentisce: «Non ho nulla contro Luca, il mio non è un attacco riferito a una persona in particolare, per me può essere Sammartino o Gesù Cristo. Faccio un ragionamento più nobile di difesa della sanità pubblica e garanzia dei diritti dei più svantaggiati».

Prevista per la fine di giugno 2016, la consegna dei locali del San Marco avrebbe consentito di decongestionare in parte la situazione di sovraccarico delle strutture cittadine, garantendo un miglioramento netto delle prestazioni sanitarie in tutta la parte centro-sud di Catania. Lasciando al Cannizzaro e al Policlinico l’onere di garantire il primo soccorso al restante quadrante della città. A spiegare meglio la situazione è Paolo Cantaro, direttore generale dell’azienda Policlinico-Vittorio Emanuele, che illustra le intenzioni del piano regionale: «In origine erano previste due realtà – afferma – il pronto soccorso del Policlinico e quello del San Marco. Come sappiamo c’è stato poi un problema con Tecnis, colpita da interdittiva antimafia, e il cantiere dell’ospedale di Librino è stato bloccato». 

«Chiaramente, considerati i ritardi – continua -,  si dovrà rinegoziare con la Regione la decisione di trasferire il reparto del Vittorio Emanuele, se questa rappresenta un problema di scopertura assistenziale – conclude il dirigente – Non si tratta però di una scelta dell’azienda, ma di un obiettivo stabilito dall’assessorato regionale». Ad aprire uno spiraglio di speranza, la decisione – arrivata ieri – del tribunale di Catania che ha rigettato l’istanza di pignoramento presentata da due imprese creditici di Tecnis. La stazione appaltante Policlinico potrà ora sbloccare il pagamento dello Stato di avanzamento dei lavori (Sal): circa 1,85 milioni di euro che permetteranno l’arrivo delle materie prime necessarie al completamento dell’opera.

Mattia S. Gangi

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