Promozione in A, rosa a metà dell’opera Ma il 2-1 sta un po’ stretto al Palermo

Ci può essere un po’ di rammarico nello stato d’animo di una squadra che ha vinto una partita? Dipende dai casi e dalle situazioni, ovviamente. Ma il ‘sì’ è netto se si entra nel merito del successo casalingo conquistato ieri sera dal Palermo contro il Frosinone nell’andata della finale playoff. Il rammarico, in questo caso, non è riconducibile al modo in cui è maturata la vittoria perché un successo ottenuto peraltro in rimonta è gratificante e perché consentirà ai rosanero di giocare sabato allo stadio Benito Stirpe con due risultati su tre a favore, ma ai contenuti che ha espresso la gara. Allo sviluppo della trama di un film che ha visto il Palermo nel ruolo di attore protagonista e il Frosinone nelle vesti di semplice comparsa. Al di là della prodezza nella porzione iniziale dell’incontro di Ciano abile a trovare il sette della porta difesa da Pomini con una conclusione di sinistro da circa venticinque metri, il retrogusto un po’ amaro lasciato dalla gara di ieri è prodotto dalla consapevolezza che l’unica squadra che ha giocato, l’unica che ha creato qualcosa di interessante in termini di idee e linearità della manovra avrebbe meritato un’affermazione più larga. E non un successo di misura che tiene ancora in bilico la ‘pratica promozione’ in vista del match di ritorno.

Proporzioni numeriche del risultato e acuto iniziale di Ciano sono le uniche note stonate di una serata dominata dalle tinte rosanero. Con tonalità forti per il colore e il calore di un pubblico trascinante (e in occasione dell’ultimo appuntamento casalingo della stagione i 29.050 biglietti emessi rappresentano il nuovo record stagionale di spettatori al Barbera) e per i valori espressi nell’arco dei 90 minuti dalla formazione di Stellone. Che non ha creato tantissime occasioni da rete e che avrebbe potuto incidere di più se in alcuni frangenti avesse mostrato meno frenesia ma che ha strameritato di conquistare l’intera posta in palio. Dopo il gol del momentaneo vantaggio, il Frosinone non ha più tirato in porta e il ‘senza voto’ da mettere in pagella a Pomini la dice lunga sull’indice di pericolosità di una squadra, quella gialloblù, che ha pensato solo a difendersi e a speculare sul gol iniziale in vista della gara di ritorno. Per l’intera durata del primo tempo stava funzionando il piano delineato da Longo: difesa compatta e organizzata, dopo il gol del vantaggio, e chiusura dei varchi ai padroni di casa con quasi tutti gli uomini dietro la linea del pallone.

Ma la rete dell’1-1 di La Gumina al tramonto della prima frazione di gioco (l’attaccante palermitano, autore della dodicesima marcatura stagionale, ha superato il portiere Vigorito con un bel tiro di destro all’angolino dal limite dell’area) ha cambiato l’inerzia dell’incontro e, soprattutto, ha dato maggiore convinzione agli uomini di Stellone. Che, alla fine, portano a casa il risultato grazie ad un autogol di Terranova al 37’ della ripresa (sfortunata, sugli sviluppi di un corner, la deviazione del difensore di Mazara del Vallo cresciuto nelle giovanili rosanero) ma che hanno vinto i duelli individuali e battuto nettamente l’avversario sul piano del ritmo, della fisicità e della supremazia territoriale. Un successo su più fronti, dunque. Il primo round della finale playoff ha detto che il Palermo sta molto meglio dei ciociari, soprattutto dal punto di vista della condizione atletica, e ha confermato che Stellone (alla seconda affermazione consecutiva e al settimo risultato utile di fila sulla panchina rosanero) sa essere un abile stratega. Un tecnico bravo a far sentire importanti tutti i componenti dell’organico (rispolverati nell’undici iniziale Struna, Dawidowicz e il capitano Nestorovski che, complice un infortunio, non giocava titolare dallo scorso 17 aprile in occasione della sfida a Cittadella) e a cambiare fisionomia tattica alla sua creatura. In campo ieri con un 3-4-1-2 con Coronado, che pur essendo inquadrato come trequartista ha svariato con un ottimo profitto sul fronte offensivo per non dare punti di riferimento, a supporto di due punte.

I rosa dovevano provare a vincere e il sistema di gioco scelto dall’ex tecnico dei ‘canarini’ ha reso più percorribile la strada diretta verso l’obiettivo prefissato. Il Palermo è a metà dell’opera in ottica promozione? La mano dell’allenatore c’è e si vede. Ma proprio l’allenatore è forse il primo a sapere che il lavoro svolto ieri dalla squadra nel primo tempo di un match da inquadrare nell’ottica dei 180 minuti potrebbe non bastare sabato sera in Ciociaria. In un contesto ambientale differente e nell’ambito di una partita che la formazione guidata da Moreno Longo, penalizzata dall’assenza di alcuni titolari, imposterà necessariamente in maniera diversa rispetto alla sfida di andata. Perché sarà costretta a vincere e perché non avrà più il vantaggio dei due risultati su tre sul quale ha fatto leva nel match di ieri sera. Affrontato con timidezza e un atteggiamento passivo che, di là degli episodi, è stato punito dai padroni di casa. Più brillanti e con più fame di vittoria.

Antonio La Rosa

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