Dopo il terremoto sui test di accesso a Medicina, con la riammissione di cinquanta studenti nei tre atenei siciliani, uno scenario simile potrebbe ripetersi anche per le prove svolte a Catania il 3 settembre per il corso di laurea in Professioni sanitarie. La sezione locale dell’Udu (Unione degli universitari) ha raccolto una quarantina di segnalazioni riguardanti, ancora una volta, la violazione dell’anonimato e ha presentato ricorso al Tar del Lazio.
«Dalle indicazioni raccolte finora emerge che i candidati potevano essere riconoscibili – spiega Giuseppe Campisi, coordinatore dell’Udu a Catania – ancora devono uscire le graduatorie, ci aspettiamo quindi che le richieste di ricorso possano aumentare». Rischia quindi di configurarsi lo stesso quadro emerso per i test di Medicina, dove il tribunale amministrativo ha riconosciuto che il codice alfanumerico presente sulle buste non corrisponde a quanto predisposto nelle indicazioni del Ministero, rendendo quindi identificabili gli studenti. «Nel momento in cui vi siano anche delle minime illegittimità – spiega l’Udu in una nota – il diritto allo studio, in quanto diritto della persona, si espande e permette liscrizione del ricorrente in soprannumero». Chi infatti venisse riammesso per decisione del giudice non prenderebbe il posto di un candidato che ha regolarmente superato la prova, ma verrebbe ammesso in aggiunta.
«Inoltre – continua l’Udu – ribadiamo ancora una volta che lobiettivo principale è quello di far cadere il sistema dellaccesso programmato e di ottenere laccesso libero alle università. Per fare ciò partiamo dalle irregolarità che si sono verificate durante lo svolgimento dei Test qui a Catania, per dimostrare liniquità del sistema e chiedere la sua abolizione».
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