«Un’immagine raffigurante un dito medio alzato con legata una bandiera della nazione italiana» pubblicata su Facebook lo scorso 11 luglio, con un testo a corredo che recita: «Un caro saluto ai nostri amati parlamentari da parte di tutti noi italiani». Un post che potrebbe costare caro a Sabrina Angelico, 48enne originaria di Taranto che vive e lavora a Catania, per l’esattezza in procura distrettuale, con l’incarico di direttrice amministrativa. La stessa procura che ora vuole procedere nei suoi confronti per il reato di vilipendio delle istituzioni. Oggi, dopo il parere favorevole della Giunta per le autorizzazioni e le immunità, il Senato ha acconsentito alla richiesta inoltrata dal magistrato Fabio Regolo, che risale al 19 luglio, appena otto giorni dopo la pubblicazione di quella foto. Con 116 voti a favore e 36 contrari.
Questa formulazione del vilipendio è del resto una fattispecie di reato che, per essere perseguita, necessita dell’autorizzazione a procedere della Camera alta. In prima istanza le richieste delle varie procure vengono vagliate, come detto, dalla Giunta per le autorizzazioni. La relazione preparata dalla senatrice dem Rossana Filippin, che ne fa parte, chiarisce i contorni della vicenda. La procura etnea definisce «offensivo e denigratorio» il contenuto di quel post e annuncia di aver avviato delle indagini. Filippin scrive che «il prevalente orientamento della giurisprudenza parlamentare è stato finora nel senso di negare la concessione dell’autorizzazione a procedere». Per il semplice fatto che un organismo elettivo come il Senato possiede «una valenza rappresentativa che di per sé non necessità di replicare ai singoli cittadini». Una prassi che, però, è precedente all’espansione del web e dei social network.
Secondo Filippin, infatti, i social «consentono una diffusione e dunque una potenzialità di danno infinitamente superiore a quanto conosciuto e dunque valutato in passato da questa Giunta». In un regime democratico «sono ammesse critiche», ma non «manifestazioni di pensiero dirette a negare ogni rispetto o fiducia all’istituzione, inducendo i destinatari al disprezzo o alla disobbedienza». Uno strano linguaggio, in effetti. Che, tra le altre cose, non è stato risparmiato da perplessità provenienti da componenti dello stesso organismo del Senato («Non sono mancate posizioni critiche sul reato di vilipendio»). «A fine legislatura – aggiunge la senatrice del Pd poco prima di proporre l’autorizzazione a procedere – questo dovere di tutelare il Parlamento appare particolarmente stringente e vincolante». La Giunta ha dibattuto la vicenda il 20 e il 21 dicembre. Poi, oggi pomeriggio, è arrivato anche il voto – favorevole – del plenum del Senato. MeridioNews ha provato a contattare Sabrina Angelico, senza ricevere risposte. La donna rischia una multa da mille a cinquemila euro.
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