Dopo il pugliese Giovanni Salvi ci sarà un nuovo capo della procura etnea che non è mai passato per Catania? Ancora possibile ma altamente improbabile. L’unico candidato con questi requisiti, rispetto ai nove che hanno presentato domanda, è Alfredo Morvillo, vertice degli uffici giudiziari di Termini Imerese. Il fratello di Francesca e cognato del magistrato Giovanni Falcone, secondo alcune indiscrezioni raccolte da MeridioNews sarebbe più propenso a rimanere nella Sicilia occidentale. Una poltrona, disponibile e ambita, potrebbe essere quella di avvocato generale dello Stato, magari a Palermo. Nel capoluogo si è liberata la casella che era di Ignazio De Francisci, nel frattempo nominato procuratore generale a Bologna al posto di Marcello Branca, da alcuni mesi andato in pensione.
A depennare la lista dei pretendenti per la carica a Catania ci sono anche alcuni possibili profili d’incompatibilità – resterebbero fuori Carmelo Petralia e Anna Maria Palma – legati a un nuovo processo, che presto si potrebbe aprire nelle aule di piazza Giovanni Verga. Riguarda la revisione del dibattimento sulla strage di via D’Amelio in cui morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. La richiesta ufficiale di rivedere gli incartamenti arriva dagli avvocati Pino Scozzola e Giuseppe Daquì, che si occupano rispettivamente delle posizioni degli eredi di Giuseppe Orofino e Natale Gambino. I due imputati erano stati accusati dal falso pentito Vincenzo Scarantino e poi condannati per concorso nell’eccidio del giudice. Sia Palma, dal 1994 al 2000, che Petralia in passato sono stati impegnati nella procura nissena proprio su questo caso, che adesso si potrebbero ritrovare tra le mani se nominati a Catania. Possibilità ancora più concreta se, alla richiesta di revisione dei due legali, dovesse unirsi quella della procura di Caltanissetta, finora titolare del processo.
Nel risiko delle toghe ci sono poi i nomi di Ignazio Fonzo e Carlo Caponcello. A sfavore del primo ci sarebbero questioni anagrafiche mentre il secondo sarebbe più propenso a sedere in una poltrona palermitana. Magari la stessa a cui ambisce Morvillo come avvocato generale dello Stato. In un quadro con tempi tecnici ancora non definitivi c’è da passare il primo iter: la scrematura della quinta commissione che deciderà quali candidature sottoporre al voto del plenum del Consiglio superiore della magistratura. Qui da decifrare ci sarà il gioco delle correnti che animano il dibattito della magistratura italiana. Con queste prerogative la corsa per Catania potrebbe restare riservata a tre contendenti: in pole position c’è Carmelo Zuccaro, seguito da Francesco Puleio e Amedeo Bertone.
Per l’elezione di Salvi – scelto nel novembre 2011 con 13 voti – si schierarono magistratura indipendente e i membri laici di sinistra. Mentre restò fermo a 11 preferenze il collega Giuseppe Gennaro. Prima del magistrato pugliese, in carica a Roma da giugno 2015 quando ha fatto le valigie per andare a occupare il ruolo di procuratore generale della corte d’appello, c’è stato Vincenzo D’Agata. Nominato a febbraio 2008 dopo oltre un anno con la carica vacante lasciata da Mario Busacca, prevalse con 13 voti. Per lui diedero il proprio assenso tutti i membri di Unicost, corrente centrista e democristiana della magistratura, oltre ai membri laici di centrosinistra.
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