Processo Tutino, ancora dichiarazioni spontanee Lite con giudice: «Avvocato controlli il suo cliente»

«Non è questo il modo di procedere!». È la frase in assoluto più pronunciata dalla giudice Vincenzina Massa durante l’udienza di oggi pomeriggio di fronte alla terza sezione penale del tribunale di Palermo. Ed è sempre a lui che la rivolge, Matteo Tutino, l’ex primario di Villa Sofia a processo con l’accusa di aver spacciato degli interventi di chirurgia estetica per funzionali e necessari, dirottandoli nella struttura pubblica. «Ho due note sulla testimonianza del test che ha aperto l’udienza di oggi»: esordisce così il chirurgo sul banco dei testimoni. Ma il suo incipit accende subito la giudice Massa: «Lei ha intenzione di fare così per ogni testimonianza che ascoltiamo? – chiede retorica – Le dichiarazioni spontanee non servono a questo, il suo legale può depositare una memoria difensiva».

A spingere il medico a sedersi per la seconda volta alla sbarra è stata la testimonianza di un giovane ragazzo, che solo un’ora prima aveva risposto alle domande del pm Luca Battinieri, raccontando dell’intervento di addominoplastica subito a Villa Sofia nel 2013. Intervento che, senza che lui se ne rendesse conto, veniva eseguito insieme a una liposuzione non richiesta e al quale il ragazzo non aveva dato il suo consenso. Per l’operazione Tutino gli chiede tremila euro: «Mille e cinquecento li avrei dovuti versare il giorno dell’intervento e i restanti dopo la prima visita di controllo – dice il ragazzo -. Nei bonifici come causale avrei dovuto scrivere visita di controllo post-operatorio». Questa somma, però, non verrà mai consegnata al chirurgo, a causa dei mancati incontri con lui dopo l’intervento e per la sostanziale insoddisfazione del ragazzo per la riuscita dell’operazione.

«Non ho ricevuto nessuna somma di denaro perché la richiesta valeva solo se il paziente avesse deciso di fare l’operazione in privato, venendo nel mio studio – spiega Tutino -. Per questo non c’è stato nessun pagamento». Ma ha anche altro da dire, l’ex primario di Villa Sofia, che oggi è apparso più contenuto davanti alla corte. «Devo dire che non è vero quanto dice l’accusa rispetto al dottor Enrique Ochoa, quando viene detto che lui non era importante e che non esisteva alcun accordo con l’Università di Palermo e il Policlinico per collaborare», dice ancora il medico, riferendosi al chirurgo plastico messicano conosciuto nel 1998. La teatralità insita nel medico sotto accusa, tuttavia, non tarda a venir fuori, suscitando un altro intervento da parte della giudice Massa: «Lei deposita, lei mostra – dice – ma questo non è un processo americano, qua siamo in Italia e qui non funziona così. Non è questo il modo di procedere», ecco ancora il tormentone dell’udienza.

La dichiarazione procede spedita verso la fine, una brevissima parentesi rispetto alla dichiarazione fiume dell’udienza precedente. Non c’è spazio, oggi, nemmeno per il test della difesa, proprio il dottor Ochoa, che alla fine non risulta registrato nella lista testi. Si continuerà a maggio, con l’esame del perito trascrittore e la testimonianza di altri test convocati dal pm. Chiuso il verbale, terminata la registrazione. Sembrerebbe finita qui, per oggi, se non fosse per un’osservazione del solito Tutino alla giudice Massa, alla quale fa notare che sul finire dell’udienza a sostituire il pm Battinieri è subentrata, per pochi minuti, la pm Claudia Ferrari: «Lei è la moglie del dottor Giuseppe Cuccia – dice il chirurgo – Lo stesso da me denunciato perché artefice di tutte le cartelle cliniche che mi vengono contestate per falso». La reazione della giudice è immediata e rabbiosa, ma questa volta si rivolge all’avvocato Carlo Taormina, legale di Tutino: «Avvocato lei dovrebbe esercitare un test di controllo sul suo cliente. Non è questo il modo di procedere!».

Silvia Buffa

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