Processo Trattativa, la versione del generale Mori «Ciancimino propose di fare agente sotto copertura»

Sarebbe stato Vito Ciancimino stesso a proporre agli uomini del Ros, e in particolare all’allora capitano Giuseppe De Donno, di assumere il ruolo di «agente sotto copertura» per scoperchiare il sistema illegale dell’affidamento degli appalti. Lo ha puntualizzato oggi in aula il generale Mario Mori, precisando il senso delle dichiarazioni spontanee che aveva reso ieri che ieri al processo sulla trattativa Stato-mafia. Mori ha aggiunto che, rispetto all’ipotesi prospettata da Ciancimino, il suo collaboratore prese tempo perché, considerato il personaggio, la sua proposta «risultava inattuabile. Tuttavia indicava una certa volontà al dialogo da parte di Ciancimino. E comunque sia chiaro – ha detto Mori – che l’idea di agire sotto copertura provenne da lui e, cosa più importante, venne rispedita al mittente».

Quella sulla presunta proposta di Ciancimino non  è stata l’unica fase saliente dell’udienza di oggi, durante la quale la Corte ha assistito alla lunga deposizione del colonnello dei carabinieri Antonello Angeli, durata tre ore. L’ufficiale dell’Arma ha tenuto la scena raccontando i buchi neri delle indagini su Massimo Ciancimino: proprio mentre iniziava la bufera giudiziaria che lo vede protagonista, il figlio dell’ex sindaco di Palermo avrebbe ricevuto richieste di raccomandazione da parte di personaggi insospettabili. Grande fu la sorpresa di Angeli, come lo stesso ha raccontato, quando tra le intercettazioni sentì il comandante provinciale dei carabinieri di Milano (e altre volte anche la moglie dell’ufficiale) che chiamava Massimo Ciancimino per segnalargli la figlia perché fosse assunta in una compagnia aerea. 

A quel tempo il figlio dell’ex sindaco era tenuto sotto controllo per le sue operazioni finanziarie e per la grande produzione di carte che tirava fuori dall’archivio del padre per disegnare le tracce di una presunta trattativa tra mafia e Stato, con il padre che avrebbe vestito i panni del mediatore. Le indagini promettevano importanti sviluppi ma un giorno il colonnello Angeli apprese dal sostituto procuratore Roberta Buzzolani che le intercettazioni sarebbero state sospese. Il magistrato e l’ufficiale scambiarono parole pesanti e solo qualche tempo dopo Angeli ricevette dal procuratore aggiunto del tempo, Giuseppe Pignatone, la notizia che l’indagine su Massimo Ciancimino veniva riaperta. Tutto questa accadeva in un momento di grandi frizioni, sia a palazzo di giustizia sia al nucleo operativo dei carabinieri. Durante la deposizione, Angeli ha parlato di forti divergenze sulle linee investigative tra lui e i suoi superiori, i colonnelli Giammarco Sottili e Francesco Gosciu.

Manlio Melluso

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