Ci sono volute altre sette ore di interrogatorio, ieri pomeriggio a Caltanissetta, per il controesame dell’amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, uno degli imputati del processo alla giudice Silvana Saguto e al suo presunto cerchio magico sulla gestione dei beni confiscati. Sette ore che, però, non sono bastate. Le domande dei magistrati, Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, continueranno nella prossima udienza di ottobre, dando il cambio poi a quelle delle parti civili. Anche ieri a tenere banco è stato il ruolo di Provenzano e dei colleghi coadiutori all’interno dell’amministrazione giudiziaria guidata da Roberto Nicola Santangelo, anche lui tra gli imputati, con riferimenti precisi a compiti e incarichi svolti, e al «lavoro di squadra» di tutto il team.
Per l’accusa, fra aprile e maggio 2015,avrebbe avuto il ruolo di coinvolgere nelle amministrazioni giudiziarie, con l’avallo di Silvana Saguto che autorizzava le nomine, i propri congiunti più stretti, spesso con incarichi di facciata utili solo a giustificare esborsi di denaro pur in assenza delle prestazioni dovute. Le domande dei pm, così come già a settembre era stato per quelle del gup Marcello Testaquatra e dei legali difensori, gli avvocati Boris Pastorello e Antonino Falzone, hanno toccato anche vicende più personali. Il rapporto, ad esempio, di Provenzano con uno dei figli della giudice Saguto, Emanuele. Alla sbarra, l’amministratore ha respinto soprattutto l’accusa di aver personalmente scritto la tesi di laurea del giovane per aiutarlo, precisando e ribadendo che con lui ha «solo svolto il ruolo di coach».
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