«Non c’è una sola azione di Lombardo che possa essere contestualizzata all’interno dell’organizzazione criminale». La tesi difensiva è dell’avvocata Maria Licata, la difensora di Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato e nei suoi confronti la procura generale, rappresentata da Sabrina Gambino e Agata Santonocito, ha chiesto una condanna a sette anni e quattro mesi.
La legale di Lombardo oggi ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. «L’imputato può essere simpatico o antipatico ma non importa, nel processo dobbiamo dimostrare delle condotte. Servono delle prove. Un fatto si trova seguendo il canone di oltre ogni ragionevole dubbio, non basta dire che il fatto si è verificato per affermare che si sia verificato», ha detto l’avvocata Licata.
A prendere la parola nel corso dell’udienza è stato lo stesso imputato. Lombardo ha affermato che «senza tema di smentita non c’è mai stato un patto, non c’è mai stato un voto, non c’è mai stata nessuna contropartita con Cosa nostra». Sulla mancanza di contropartita, sostenuta dall’ex governatore siciliano, lo stesso ha aggiunto che sarebbe inevitabile ci fosse «se c’è stato un patto di impegno da parte della mafia». La sentenza è attesa per il 21 dicembre.
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