Processo Lele Scieri, gli ultimi passi verso la sentenza Procura: «Testimone attendibile. Vendetta? Impossibile»

Nel processo per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto nell’agosto del 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, oggi è stato il giorno delle repliche. Il procuratore capo Alessandro Crimi e il sostituto Sisto Restuccia, davanti al giudice per l’udienza preliminare Pietro Murano «hanno ribadito – riferisce a MeridioNews l’avvocata Alessandra Furnari che, insieme al collega Ivan Albo, assiste i familiari di Scieri – tutti gli elementi probatori a carico degli imputati, hanno contestato le ricostruzioni fatte dei legali della difesa e hanno confermato le richieste di condanna già avanzate». Diciotto anni per l’ex caporale Andrea Antico, che è ancora in servizio nell’esercito, e quattro anni per l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano e l’allora aiutante maggiore Salvatore Romondia accusati di favoreggiamento. Gli altri due ex caporali imputati per omicidio, Alessandro Panella e Luigi Zabara, hanno scelto il rito ordinario e per loro la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio.

«Durante la nostra discussione, anche noi ci siamo associati alle stesse richieste – continua Furnari – Gli avvocati delle difese hanno puntato di nuovo tutto sulla credibilità dell’ex caporale Alessandro Meucci che, però, anche il difensore di Celentano aveva dichiarato attendibile. Del resto – aggiungono i legali di parte civile – come ha anche ribadito il procuratore: che senso avrebbe una vendetta dopo vent’anni?». La prossima udienza è stata fissata per il 29 novembre che dovrebbe essere la data della sentenza che familiari e amici aspettano da oltre due decenni. Il giudice Murano dovrebbe infatti pronunciarsi sugli abbreviati e anche sul rinvio a giudizio degli imputati che hanno scelto il rito ordinario. 

A novembre dell’anno scorso si era aperta l’udienza preliminare. Un caso, riaperto in seguito alla relazione finale della commissione d’inchiesta, su cui dopo le indagini della procura di Pisa, il tribunale militare di Roma aveva chiesto il trasferimento degli atti. Per un periodo, i due procedimenti sono andati avanti parallelamente. Poi il conflitto è stato risolto a favore della sola magistratura ordinaria. Questo perché il nonnismo non è solo un fatto militare, anche se gli atti avvengono all’interno di una caserma. Inoltre, tra gli ex caporali e la vittima non c’era «nessun rapporto gerarchico-disciplinare» e, al momento dei fatti, gli autori non erano in servizio e non indossavano nemmeno la divisa. Anche Scieri si trovava in libera uscita e, quindi, in abiti civili.

Leggi il dossier di MeridioNews sul caso di Lele Scieri.

Marta Silvestre

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