«Gli ho spaccato il culo al sindaco, ora gli manda l’avviso di garanzia». Il primo cittadino citato dall’avvocato Giuseppe Calafiore – tra i 15 arrestati dell’operazione di martedì scorso condotta dalla guardia di finanza – è Giancarlo Garozzo che questa mattina terrà una conferenza stampa nel corso della quale ha annunciato che illustrerà i particolari di quello che è stato definito «sistema Siracusa», per usare la definizione della consigliera comunale Simona Princiotta. A occuparsi delle questioni legate al Comune – definito a più riprese un «sistema malato e corrotto», finito anche sotto i riflettori della commissione regionale e nazionale antimafia – è stato infatti il pubblico ministero Giancarlo Longo, attualmente arrestato con le accuse di corruzione, associazione a delinquere e falso.
Al centro della conferenza di Garozzo probabilmente ci sarà anche la parte collegata al centro commerciale Open Land e le conseguenze che si sarebbero riverberate sull’ente comunale. «Ho atteso prima di intervenire sui recenti arresti eccellenti – ha affermato il sindaco – perché volevo capire quale sarebbe stata la reazione della politica e, come pensavo, c’è stato un silenzio quasi totale. La ragione è molto semplice e spiegherò il perché». Una parte di queste motivazioni è già accennata tra le pagine dell’ordinanza firmata dalla giudice Maria Vermiglio in cui si fa riferimento proprio a una delle conferenze stampa organizzate dalla consigliera comunale Princiotta nel corso della quale veniva elogiato l’operato dei sostituti procuratori Giancarlo Longo, Marco Di Mauro e Maurizio Musco mentre, invece, venivano accusati di legami troppo stretti con la politica i loro colleghi Antonio Nicastro, Davide Lucignani e Andrea Palmieri. L’anello di congiunzione starebbe nel ruolo dell’avvocato Giuseppe Calafiore nella doppia veste di legale della consigliera e della società Open Land, le cui procedure autorizzative erano state oggetto di denuncia del sindaco Garozzo.
«Marco (Di Mauro, magistrato indagato ndr) mi aveva chiesto una denuncia contro il sindaco, proprio me l’ha chiesta, vuole fare una denuncia di simulazione di reato». È questo il passaggio esplicito intercettato dalla guardia di finanza all’interno della stanza di Longo in riferimento al primo cittadino. Tra le risate a parlare a bassa voce è Calafiore. «Un inquietante riscontro delle modalità perverse con cui l’attività giudiziaria è stata distorta e utilizzata per perseguire finalità privatistiche», così gli inquirenti definiscono i dialoghi fra i due che si sarebbero chiamati vicendevolmente con l’appellativo di compare. Il vigile sarebbe invece il soprannome che i due riservavano al procuratore capo Francesco Paolo Giordano. Mentre merdosi l’aggettivo più ricorrente per definire i magistrati «ostili».
In un’altra delle conversazioni intercettate nella stanza del pm, Calafiore anticipa che sarebbe iniziata una «campagna mediatica diffamatoria e intimidatoria nei confronti di questi magistrati ritenuti ostili». In particolare, il legale avrebbe fatto riferimento a una interrogazione parlamentare sulla condotta dei pm Nicastro, Palmieri e Lucignani. Interrogazione poi realmente presentata dal parlamentare uscente Pippo Zappulla, da sempre sostenitore della consigliera Princiotta. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, a fare da cassa di risonanza per gli interessi degli indagati sarebbero stati gli articoli del giornalista Giuseppe Guastella, attualmente agli arresti domiciliari. Guastale, sul giornale Il Diario 1984, da lui fondato e diretto, avrebbe screditato alcuni magistrati che gestivano procedimenti a carico di clienti degli avvocati Piero Amara – ritenuto al centro del sistema criminale – e appunto Calafiore.
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