Priolo, uccisi col veleno cani della famiglia Bosco In prima linea per l’ambiente. «Già minacciati»

«Uccidere i cani della mia famiglia, forse per cercare di intimidirci o per farci fare un passo indietro, è stato un atto che solo persone ignobili potevano fare». Sono parole dure quelle di Christian Bosco, il 22enne di Priolo Gargallo figlio di Sebastiano Bosco che, seguendo le orme del padre, milita anche lui già da anni in area socialista.

Sull’episodio, che è avvenuto lo scorso venerdì 13 gennaio, è stata aperta un’inchiesta e, mentre la scientifica ha già effettuato un sopralluogo per prelevare alcuni campioni, la Digos sta controllando se le telecamere di un sistema di videosorveglianza di un acquedotto lì vicino abbiano ripreso qualcosa.

«Trovare i colpevoli sarà difficile – dice rassegnato il giovane, segretario del Psi di Priolo – perché molte delle telecamere del Comune di Priolo non funzionano e perché, anche se qualcuno delle case vicine ha visto qualcosa, sicuramente non parlerà nessuno perché qui purtroppo ognuno tende a farsi i fatti suoi». Sebastiano e Christian Bosco sono noti nella cittadina per il loro impegno politico e ambientale nel chiedere la bonifica del quadrilatero industriale Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa. Il padre è rappresentante regionale dell’area socialista del Psi. 

«Proprio la settimana scorsa – racconta Christian – abbiamo ricevuto dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, la notizia che finalmente dopo 30 anni si sono sbloccate le bonifiche per il sito di interesse nazionale di Priolo anche grazie alle denunce, ai comizi, alle manifestazioni e alle interrogazioni parlamentari fatte da noi socialisti locali che abbiamo smascherato le inadempienze e le incapacità delle amministrazioni locali e della Regione siciliana».

È a questo tipo di attività politiche e ambientali che il giovane riconduce il gesto di chi ha avvelenato tutti e sette i cani che la famiglia tiene in campagna riuscendo a ucciderne cinque, fra cui anche un cucciolo di appena due mesi. «È questa l’ipotesi maggiormente accreditata anche dalle forze dell’ordine che stanno svolgendo le indagini. Dietro questo atto ignobile potrebbe essere il messaggio “Lasciate perdere”».

Non è la prima volta che la famiglia Bosco riceve delle intimidazioni. «Tutto è iniziato dal 2013, che corrisponde al periodo in cui abbiamo iniziato a fare attività politica – ricorda il giovane –. Ci hanno tagliato prima le ruote del motore e poi quelle della macchina; l’anno successivo prima di un comizio sono stato minacciato da persone che non conoscevo che mi hanno intimato di non tenere quel comizio altrimenti avrei avuto delle ripercussioni. Poi, successivamente al comizio che ho comunque tenuto quel giorno – aggiunge –, l’indomani mattina hanno scassato il negozio di mangimi e prodotti per l’agricoltura di mio padre».

Le intimidazioni non scoraggiano i Bosco e non minano il loro impegno sulle questioni ambientali. «Noi non abbiamo paura e continueremo, senza ombra di dubbio, a fare la nostra attività politica senza fare nemmeno un passo indietro perché bisogna andare avanti, soprattutto adesso che partono le bonifiche del Sin di Priolo».

Marta Silvestre

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