Iniziano a delinearsi i contorni dell’aggressione da parte di Salvatore e Gino Guzzardi ai danni del 56enne Salvatore Piemontese, la mattina del 14 giugno a Priolo. I due fratelli, di 50 e 39 anni, armati di bastone hanno percosso violentemente la vittima che, stando alle ricostruzioni degli investigatori, è caduta a terra priva di coscienza mentre continuava a subire i colpi dei fratelli. Soltanto l’intervento di alcuni passanti, che nel frattempo si erano radunati attorno all’uomo per proteggerlo, ha evitato il peggio.
A notare la folla di persone è stata una volante del commissariato. Gli agenti hanno aperto le indagini e ricostruito la dinamica dei fatti grazie alle testimonianze raccolte sul luogo e alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza poste nelle vicinanze, che hanno ripreso tutte le fasi dell’aggressione. I Guzzardi avrebbero bastonato il 56enne con l’intento di ucciderlo. Dopo si sono resi irreperibili, per poi costituirsi in tarda serata, soltanto dopo le incessanti ricerche condotte dalla polizia che hanno messo sotto controllo ogni zona della città. Per loro il sostituto procuratore della Repubblica, Tommaso Pagano, ha disposto la reclusione nel carcere Cavadonna di Siracusa con l’accusa di tentato omicidio.
Intanto, preoccupano le condizioni di Piemontese che si trova ricoverato in Rianimazione all’ospedale Umberto I di Siracusa, in stato di coma. Qualora l’uomo dovesse recuperare, sarà ascoltato dai magistrati per ricostruire l’accaduto. Tra le prime ipotesi ci sarebbe quella di una accesa discussione nei giorni precedenti l’agguato, con la vittima che avrebbe minacciato sia i due aggressori che la loro sorella. Questo, stando alla confessione degli stessi, avrebbe provocato la furia omicida dei Guzzardi, fortunatamente bloccata in tempo dalle persone del posto.
Pare che i fratelli gravitino nell’ambiente del malaffare relativo allo spaccio di droga e in passato, uno dei due, avrebbe scontato una pena per detenzione abusiva di armi. Anche Piemontese ha dei precedenti nell’ambito della microcriminalità, nel 2015 è stato sottoposto agli arresti domiciliari, dopo che i carabinieri lo avevano sorpreso a rubare – insieme ad un complice – alcuni cavi in rame dall’impianto elettrico di una struttura.
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