Primi passi a Palermo per il No mafia museum «I finanziamenti? Lanceremo la sottoscrizione»

«La delibera della giunta comunale rappresenta un importante punto di partenza adesso il problema sono i fondi e le risorse per la completa realizzazione del progetto». Così Umberto Santino presidente del Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato commenta con MeridioNews la delibera del Comune di Palermo che ha dato il via libera alla creazione del Memoriale laboratorio della lotta alla mafia. Accogliendo il progetto del centro e assegnando come sede Palazzo Gulì, in corso Vittorio Emanuele, accanto a Palazzo Riso. Un progetto varato circa undici anni fa e che finalmente muove il primo concreto passo per la realizzazione della fondazione No mafia museum

Tempi certi sull’apertura e l’avvio delle attività non ce ne sono, e la strada da percorrere è tutta in salita. «Noi abbiamo sempre avuto questa idea – continua Santino -. Sin dall’apertura del centro di documentazione nel 1977, l’idea era, e continua ad essere, quella di raccontare la nostra resistenza, ovvero la lotta alla mafia in Sicilia, dalle lotte contadine ad oggi. Un memoriale che raccontasse questa storia fuori dagli stereotipi che purtroppo nel tempo si sono costruiti». Uno spazio museale in cui troverà posto l’enorme mole di documenti storici e pubblicazioni raccolte dal centro. «Questo spazio vuole nasce come un bene comune – prosegue Santino -. Se vi dicessi che ho dei tempi certi sull’avvio delle attività, sarei un venditore di fumo. La delibera adesso deve passare in consiglio comunale». 

«Per quanto riguarda i fondi noi abbiamo ricevuto una lettera di apprezzamento al nostro progetto da parte della Fondazione per il Sud che queste tipo di iniziative le finanzia per il 50 per cento dell’importo complessivo». Il resto toccherà agli attivisti. «Per questo pensiamo di promuovere una sottoscrizione libera aperta a tutti, associazioni che lavorano da sempre nel contrasto al fenomeno mafioso, centri studi ma anche privati cittadini. Questo spazio dovrà essere luogo della collettività non un luogo chiuso di difficile accesso». Ma la raccolta dei finanziamenti necessari, sottolinea Umberto Santino, «rimane un grande punto interrogativo. Interlocutori istituzionali disponibili? Oltre al Comune di Palermo, abbiamo proposto il nostro progetto anche alla Regione e non abbiamo mai ricevuto nessuna risposta».

Il Centro di documentazione non riceve risorse pubbliche. «Una scelta precisa che abbiamo fatto – sottolinea il presidente – perché crediamo che le risorse debbano essere attribuite secondo regole oggettive che fanno riferimento al lavoro svolto e non a rapporti di amicizia e di favore. Noi ci siamo tenuti sempre fuori dalla cosiddetta tabella H in cui accanto ad associazioni di tutto rispetto si trovano sagre e feste padronali». 

Il No mafia museum, quindi, dovrà essere un racconto sulll’antimafia, a prescindere dalle ultime inchieste che hanno coinvolto settori e ambienti che proprio a quel mondo fanno riferimento. «Ho più volte denunciato in quest’ultimo periodo queste cose – conclude Santino -, ma non mi sembra che quanto ho detto ed ho scritto abbia suscitato molto dibattito. È chiaro però che, se un presidente di un’associazione che tutela i commercianti si trasforma in esattore o imprenditori impegnati da sempre nei territori della legalità vengono coinvolti in inchieste della magistratura sul fronte del contrasto alla mafia, il problema bisogna porselo e bisogna guardare dentro a quei mondi che li hanno osannati». La stessa cosa riguarderebbe la gestione dei beni confiscati (sezione Misure di prevenzione del tribunale Palermo) «trasformata in luogo privato in cui tutto si realizzava in base a rapporti di scambio e favore».

Antonella Bonura

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