Un quasi fallimento culturale prima che politico, le primarie del centrosinistra. Ai gazebo si sono recati 2 milioni e 400 mila votanti. Un’affluenza bassa, degna non di un grande Partito, ma di un medio Partito.
La dimostrazione che il Partito democratico rischia di vincere le elezioni politiche non perché gli italiani lo reputano un Partito di sinistra in grado di governare l’Italia, ma perché dall’altra parte – dove un Berlusconi ormai ‘bollito’ non si decide ancora a farsi da parte – c’è il vuoto politico-pneomatico.
Un’affluenza mediocre, dicevamo. Bassa. A conti fatti, quasi 2 milioni di elettori in meno rispetti al 2005, quando Romano Prodi venne ‘incoronato da 4,3 milioni di elettori.
Il flop delle primarie del Pd desta impressione perché l’appuntamento è stato pubblicizzato da tv, giornali e, in generale, da tutti i mezzi di comunicazione del nostro Paese.
Non solo. A questo va aggiunta la grande mobilitazione di tutte tutte le organizzazioni riconducibili al Partito democratico, alla Cgil e alla Lega delle Cooperative, per citare solo le sigle più importanti.
Tutta questa mobilitazione ha portato ai gazebo appena 2 milioni e 450 mila elettori. Un fallimento che, lo ripetiamo, è culturale prima che politico.
Stasera sapremo i risultati dello spoglio. Tre i candidati quotati: Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi e Nicki Vendola.
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