Giuseppe Lupo, vice presidente dell’Ars, un altro che ha iniziato la legislatura da incendiario e la completerà da pompiere, l’altro giorno in aula si guardava mediamente spaesato. Il via vai di parlamentari che solitamente contribuisce a far perdere la concentrazione a chi presiede la seduta, era azzerato. Il tempo si era fermato dentro il parlamento siciliano, al punto che, dopo che i deputati del Movimento 5 stelle guardandosi negli occhi, hanno scelto di abbandonare la seduta, il numero in aula è precipitato sotto la doppia cifra di unità e poi ancora meno, fino al paradosso dell’inverosimile: un solo deputato.
Attività ispettiva, interpellanze, vecchie interrogazioni. Cose di ieri che non macinano più, si dirà. Antonello Cracolici che nel parlamento siciliano alterna il doppio ruolo, altalenante, di incendiario e di pompiere, si è giustificato dicendo che la seduta riguardava gli interroganti e gli interrogati. Vero. Com’è vero che Giovanni Ardizzone, nel furore sacro dei giorni della svolta della legislatura, a luglio, quando sulla scia del caso Tutino l’Ars sembrava sul punto di incepparsi e concludere anticipatamente per la terza volta consecutiva il suo percorso, aveva impresso una forte accelerazione, confidando nel timore più che giustificato dei parlamentari di perdere la sedia. Sapeva al tempo stesso, il presidente, com’è successo, che a normalizzazione avvenuta, col parlamento più antico del mondo pronto a rimanere attaccato, senza grande rossore, alle proprie prerogative, le cose avrebbero ripreso a camminare all’incontrario.
Insomma la seduta con in aula il solo Lupo è il record che non t’aspetti. A conti fatti nello scorso mese di ottobre si arrivò a poco meno di un’ora, ma ci sono state sedute anche da poco più di trenta minuti. L’Ars costa all’anno oltre 150 milioni di euro. Fare i contabili delle tasche dei siciliani è poco gratificante, ma certamente in futuro la produttività delle leggi, in termini di qualità e di quantità dovrà in qualche maniera giustificare un investimento di soldi e di risorse che fatalmente ripropone l’eterno dilemma della casta e dei suoi privilegi.
Il prossimo appuntamento con l’aula, speriamo non semivuota è per l’8 di settembre. Da lì si scivolerà al 15 e poi dovrebbe aumentare il ritmo, (sperando che questa non sia una parola grossa) per i 90 mai più 90 deputati dell’Ars. Se in futuro infatti il parlamento verrà composto da 75 eletti, scelti con le preferenze, è altrettanto vero che le grandi manovre della politica siciliana non si sono mai fermate. Tra aperture e porte sbattute (vedi Ncd a Crocetta) il vero tema è il rimpasto sempre aperto con la maggioranza variabile che oscilla tra area di centro ed acquisti dalle opposizioni. I numeri, del resto, non saranno mai troppi.
Per fare passare ad esempio l’ecotassa, la legge che Vania Contrafatto, assessore regionale all’Energia, vuol portare in aula per incentivare la raccolta differenziata, quanto prima, necessiteranno tutte le forze in campo. Per non parlare del soccorso armato di cui avrà bisogno la mozione di censura prevista di qui ad un mese da parte di M5s contro Patrizia Monterosso, segretario generale di Palazzo d’Orleans. La mozione è stata dichiarata ricevibile e calendarizzata da quasi un anno. Per quel giorno ci saranno tutti.
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