Giovedì 11 novembre
A cinque minuti dalle 9 la sala era ancora pressoché vuota. Mezz’ora dopo l’auditorium dei Benedettini era praticamente pieno. Dalla Cina all’Africa, oltre che dall’Europa, professori, ricercatori, studenti e neolaureati si sono incontrati per dare inizio al dibattito.
Si è iniziato con un po’ di ritardo forse dovuto alla pioggia incessante. Ad aprire il Convegno è stato il “padrone di casa”: il Preside Pioletti, che ha dato a tutti il benvenuto con l’augurio di buon lavoro. Dopo il saluto, fatti i ringraziamenti ai presenti e alle autorità partecipanti, ha ceduto la parola al Rettore Latteri che ha introdotto il tema del Convegno. Il Rettore ha spiegato che s’intende lavorare su un progetto che prevede la realizzazione del “POLITECNICO DEL MEDITERRANEO”: una struttura indirizzata alla formazione e alla ricerca ad alto livello.
Sono poi intervenuti il Professor Barcellona, organizzatore del Convegno, il Professor Galasso da Napoli, appassionato studioso del Sud e di tutta l’Europa. E’ stata poi la volta del Professor Benigno, e infine del Professor Cassano dell’Università di Bari. Ai loro interventi è poi seguito un dibattito conclusivo.
Ecco i punti salienti di quanto s’è detto:
La cultura mediterranea affonda le sue radici in tempi assai remoti. Ma in nessun’epoca della sua storia il Mediterraneo è rimasto chiuso a se stesso. Per questo è sempre stato un crogiolo di culture, mentalità, religioni che a volte si sono scontrate, altre fuse e compensate.
E’ in questo che consiste la “mediterraneità”, che non è un ente, piuttosto una realtà storica con le sue differenze ma anche con le sue simbiosi, le sue aperture ma anche i suoi conflitti.
L’identità culturale mediterranea è data dai grandi valori che ha espresso nei secoli: umanesimo, monoteismo, libertà dell’uomo e del cittadino, senso romano del diritto e dello stato, idea di giustizia sociale, ideale apollineo e dionisiaco, ecc, ecc.
Essendo un incontro/scontro di culture, il Mediterraneo (inteso come area, quindi i Paesi del Mediterraneo) può essere funzionale ad esprimere un’idea che sia alternativa alla bipartizione in Occidente e Oriente, opponendo una terza via, una terza idea. Perché d’idee si tratta: non esistono una cultura occidentale e una orientale nettamente contrapposte, esistono le idee che il mondo si è fatto di queste.
Partendo dal presupposto che gli stessi Paesi del Mediterraneo devono mettersi in discussione, è necessario bandire ogni idea di presupposta superiorità, da qualunque parte essa venga. Rompendo ogni fondamentalismo, ma anche ogni omologazione, attraverso un equilibrio fra tradizione e modernità, fra passato e futuro, il Mediterraneo, questa sorta di frontiera fra l’Est e l’Ovest, può aiutare l’Europa e quindi il Mondo, ad uscire dalla dimensione in cui ci si demonizza a vicenda.
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