Il Pride è, finalmente, una festa bellissima. Perché di tutti, perché di Palermo. Sono oltre 50 mila le persone che hanno partecipato alla parata di quest’anno, partendo nel pomeriggio da piazza Marina e arrivando fino a piazza Verdi, al seguito di otto carri. Anche gli altri anni la partecipazione è stata tanta da parte della città, ma quest’anno l’atmosfera è stata diversa sin da subito. È tantissima la gente che, dopo qualche scatto dal marciapiede, ha deciso di prendere parte alla manifestazione. «Il Pride è bello, perché è colorato e festoso – dice Wanda – Però è stancante! Basta, è ora che si sveglino, è arrivata l’ora di darci i nostri veri diritti, quelli che ci appartengono, non quelli falsi o magari quelli tanto per dire. Svegliatevi!», tuona dall’alto dei suoi tacchi vertiginosi. «Qualcosa però è cambiato – torna a dire – La gente ci guarda con occhi diversi, in un modo che sembra migliore. Sono proprio le persone che sono cambiate».
«È molto faticoso, ma bellissimo, ogni anno ne vale la pena – dice Alessandro – Il Pride di quest’anno è meglio organizzato dal punto di vista urbano ed è più partecipato, anche la gente che ci guarda dai negozi o lungo la strada sorride». A Palermo si respira finalmente un’aria nuova, salubre, di cambiamento vero. E lo dimostra il Pride di quest’anno, che rispetto agli anni scorsi ha meno lustrini e boa, ma ancora più sorrisi e consensi. Quella di oggi non è stata la sfilata dell’orgoglio Lgbt, ma dei palermitani tutti, e anche di qualche turista contento di esserci capitato in mezzo. Sono tantissime le mamme e i papà con bimbi al seguito, che con una mano spingono i passeggini tra la folla mentre nell’altra tengono una bandiera arcobaleno. Altri ancora quest’anno non hanno potuto rinunciare neppure agli amici più fidati, quelli a quattro zampe, portandoli con sé e mettendoli in marcia dietro la musica e i getti d’acqua fresca che arrivano dai carri. Amore a tutto tondo in questo pomeriggio palermitano, dove anche il clima è stato clemente, regalando una giornata calda ma senza l’afa asfissiante di pochi giorni fa.
Unico grande assente di quest’anno è il sindaco Leoluca Orlando, ormai personaggio simbolo di questo evento, perché tra quelli che ne ha reso possibile la trasformazione in festa della città intera. Alla testa del corteo, al suo posto, c’è il presidente della Regione Rosario Crocetta, che sfila per tutto il percorso Unesco tenedo in mano lo striscione del Pride. Accanto a lui Luigi Carollo, presidente di Articolo Tre: «Pride bellissimo, siamo più di 50 mila persone. Anche secondo la Questura e le istituzioni con cui siamo in ottimi rapporti – dice, ridendo – È colorato, pieno di gente disinibita e allegra, proprio quello che noi volevamo, perché il nostro è un Pride quest’anno dedicato ai corpi e oggi ne abbiamo visti tanti, gioiosi e complici». È davvero così diverso da quello celebrato gli scorsi anni? «Sì, è più bello», risponde senza indugio. «Ho partecipato alle edizioni degli anni passati e sono stato anche a quello nazionale, il cambiamento c’è e si vede, è tangibile – concorda anche Roberto – Oggi qui ci sono tutti, dalle famiglie con bambini agli etero e gli anziani. Forse finalmente l’omosessualità non è più un tasto dolente, un sintomo di diversità. È proprio una festa di tutti».
Una festa dove la nota stonata, se proprio la si vuole trovare, sono le due signore a bordo strada che osservano schifate chi gli sfila davanti ma che intanto rimangono ferme a guardare, mentre due metri più avanti un’anziana scatta qualche foto e un’altra ancora si infila nella folla. «Per noi il Pride è tutti i giorni – gridano da un carro a fine sfilata – Questa è un’occasione per la nostra città, un’occasione per rispettare le opinioni degli altri». Non finisce di dirlo, che dal marciapiede due adolescenti si scambiano un paio di battute infelici: «Ma quella com’è vestita!» «Guarda che è un maschio», risponde l’amica al suo fianco, ricevendo in risposta solo un volto esterrefatto. Che i pregiudizi appartengano esclusivamente ai nonni, quindi, è forse il pregiudizio più grande di tutti. I passi da fare nella lotto all’omotransfobia rimangono parecchi, ma Palermo sembra essersi messa in cammino sulla strada giusta.
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