Meno di tre settimane di carcere e Gaetano Barra torna in libertà. L’uomo, 61 anni, era finito in manette il 28 ottobre scorso con l’accusa di omicidio pluriaggravato ai danni della moglie. Maria Visalli, questo il nome della vittima, sarebbe stata soffocata il 13 agosto mentre si trovava nel suo letto. A concentrare i sospetti sul marito della signora è la procura di Catania, dopo il referto dell’autopsia disposto sul corpo della vittima. Gli esami avrebbero accertato che la morte poteva essere stata causata da una «compressione della regione cervicale e toracica, posta in essere verosimilmente con interposizione di un mezzo soffice».
La ricostruzione dell’accusa, con la richiesta d’arresto firmata dal sostituto procuratore Fabio Regolo, non è però riuscita a superare il vaglio del tribunale del Riesame, con i giudici che oggi hanno sciolto la riserva annullando l’ordinanza di custodia cautelare della giudice per l’indagine preliminare Anna Maria Cristaldi. Le motivazioni non sono ancora pubbliche e verranno depositate entro 45 giorni. A denunciare la morte di Visalli, 71 anni, era stata la cognata del marito con una telefonata arrivata al 118 intorno alle 14 del 13 agosto. I soccorritori, arrivati in via Balduino, vicino via Gabriele D’Annunzio, accertarono la morte per cause naturali. Per chiarire la vicenda gli sforzi della polizia si sono concentrati sugli orari.
Secondo la testimonianza resa dall’uomo agli investigatori, la donna si sarebbe sentita male la sera precedente al decesso, lamentando difficoltà di deglutizione, rigurgito e febbre alta. Sintomi che però non avrebbero turbato in maniera eccessiva Barra, nel frattempo tornato a letto. Almeno fino all’alba quando, dopo essersi svegliato, si sarebbe reso conto che Visalli non respirava. La chiamata al 118 però arriva sei ore dopo, quando l’uomo, dopo essersi addormentato nuovamente, si sveglia e avverte la cognata. Sarebbe stata poi quest’ultima a telefonare per chiedere i soccorsi, poi rivelatisi inutili.
Il tribunale del Riesame ha sciolto la riserva oggi, a due giorni dall’udienza del 14 novembre. L’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Magnano, è tornato in libertà dopo avere trascorso la detenzione tra la casa circondariale di piazza Lanza, a Catania, e il carcere di Caltagirone. Sulla vicenda si è sempre professato innocente, negando ogni addebito.
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