Una violenza strutturata, una violenza continua in cui le istituzioni stanno a guardare. Ogni giorno per dieci anni, Mamma Bose prendeva il suo pullman da Palermo sino ad arrivare ad Erice. Esattamente a Custonaci. Era lì che si prostituiva. Mamma Bose è una delle tante vittime della tratta che alloggiano a Palermo. Una delle tante donne che non hanno altra via d’uscita al di fuori della strada. La giovane nigeriana oggi non c’è più. Viene uccisa alla vigilia di natale del 2013. Lascia quattro figli. Due in Nigeria, due all’oratorio del Santa Chiara. Il padre delle bimbe nate a Palermo è un cliente. Eppure la donna ha provato a ottenere un riscatto sociale nel capoluogo siciliano. Pochi giorni prima della giornata mondiale contro la violenza sulle donne (oggi, ndr), gli investigatori hanno trovato l’assassino.
Mamma Bose era riuscita a pagare il suo debito alla sua maman. Il debito è la morsa che schiaccia le donne, l’arma di ricatto che le lascia senza scelta. Mamma Bose viene aiutata da diverse associazioni, ma la giovane ha bisogno di soldi per sfamare i propri figli. Così non gli resta altro che continuare a lavorare per strada, l’unica offerta di lavoro che l’isola ha concesso a una migrante. Mamma Bose è stata rinvenuta cadavere vicino al cimitero di Custonaci e i rilievi hanno evidenziato come la donna fosse stata prima colpita violentemente alla tempia e poi strangolata. I militari hanno concentrato le indagini sul mondo della prostituzione, convocando centinaia di persone, analizzando tabulati telefonici, svolgendo servizi di osservazione e pedinamento, fino a quando l’attenzione degli investigatori si è concentrata su un uomo.
Alessandro Bulgarella. Lavapiatti, 37 anni, incensurato di Valderice. Convocato in caserma, qualche giorno fa, intuisce che l’incontro voluto dai militari sia da ricollegare all’omicidio e rivela alle persone più vicine i particolari del delitto. Cerca inoltre di condizionare la testimonianza degli amici, anche loro convocati dai Carabinieri, e di congegnare un alibi, concordando preventivamente con alcuni di loro la versione da fornire agli inquirenti. Mama Bose è stata uccisa per 50 euro. Una futile rapina. La nigeriana teneva con sé l’incasso di quel giorno di festa. Tra cene natalizie e regali, mamma Bose è stata lasciata per l’ultima volta su quel ciglio della strada.
«Le istituzioni devono fare di più», afferma Nino Rocca del coordinamento anti-tratta Favour e Loveth. «Serve una corsia preferenziale per chi vuole uscire da questa schiavitù. Serve un lavoro per queste donne. Per la propria dignità – conclude – Molte ritornano in strada perché è l’unica via d’uscita per continuare a campare».
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