Precari, ovvero indispensabili

La contrattazione integrativa e il precariato sono gli ordini del giorno. «Abbiamo due punti per due gruppi: il personale di ruolo dell’Università di Catania e i lavoratori con contratto atipico» spiega Antonino Gatto, segretario generale della UIL PA. «Perché mettere insieme queste due realtà è forse coraggioso ma doveroso. Dobbiamo partecipare tutti per affrontare i problemi dei lavoratori». All’assemblea sindacale del personale tecnico-amministrativo delle facoltà di Lettere e di Lingue sono presenti una cinquantina di persone, sicuramente più di quanto ci si aspettava di ospitare nella piccola aula A4 del Monastero dei Benedettini. Gatto comunque ringrazia il professor Iachello, preside della facoltà di Lettere, per aver fornito l’aula e per aver disposto la chiusura anticipata della biblioteca permettendo ai dipendenti di assistere all’assemblea.

Giuseppe Leocata, uno dei responsabili sindacali di facoltà, racconta che «è una fase di cambiamento non solo nell’Ateneo ma in tutta la società. L’enorme tornata elettorale e il rinnovo nelle istituzioni dell’organico amministrativo impediscono di portare avanti i diritti dei lavoratori. Inoltre c’è una nuova fascia di lavoratori precari di cui dobbiamo prendere in considerazione le aspettative. È necessario un impegno comune sia da parte nostra che da parte dell’amministrazione».
Da quest’ultima parte, infatti, c’è stata già un’apertura. Francesca Cantarella, altra responsabile sindacale di facoltà, precisa: «Con il contratto del 2006/2007 abbiamo ottenuto il trattamento accessorio e l’indennità accessoria mensile, e sono stati messi da parte i fondi per i Progressi Economici Orizzontali e i Progressi Economici Verticali, ossia il livello stipendiale e l’inquadramento alla categoria superiore. Inoltre abbiamo avviato dei tavoli tecnici per gli aspetti giuridici del contratto, quindi ci stiamo occupando anche di ferie, permessi stipendio, buoni pasti e così via. Cose che sembrano piccole ma in qualche modo agevolano la vita a chi lavora».
Gatto aggiunge: «Altra cosa importantissima è organizzare la mobilità verticale e quella orizzontale insieme. Se questa organizzazione non avviene di pari passo, alcuni usufruiranno di entrambi i benefici, altri di nulla. È giusto che l’Ateneo si serva della mobilità verticale ma questo non deve pregiudicare l’aumento salariale del personale».

Vincenzo Grasso, segretario aggiunto della UIL PA, prende la parola per parlare di precariato: «Il problema non riguarda solo l’Università ma tutta l’Italia, che si credeva paragonabile agli Stati Uniti mentre non lo è: il lavoro flessibile può essere una buona cosa ma guai a farlo diventare lavoro nero. Molti lavoratori si lamentano delle troppe assunzioni per raccomandazione, ma purtroppo è una realtà, inutile negarlo. Le aspettative sono comunque legittime per qualsiasi lavoratore. Vi racconto una cosa: a Pasqua, una collega è stata mandata via dopo sette anni di precariato solo perché con la nuova norma è necessaria una laurea per svolgere lavoro tecnico-amministrativo. Quando una persona con una famiglia e delle aspettative viene mandata a casa non ha più importanza come è stata assunta».
La questione del titolo di studio è per Grasso un problema serio. «I co.co.co. devono essere professionisti specifici, è vero, ma questo non significa mandare a casa i diplomati di cui l’Università si è servita per anni. Non sappiamo nemmeno quanti co.co.co. ci sono nelle nostre facoltà, e a questi bisogna aggiungere tutte le altre forme di precariato, fino ai giovani assunti con contratti a 3 mesi».

Personale precario ma indispensabile. Tanto da non poterlo definire del tutto “categoria debole”. «La facoltà di Lettere sta in piedi con il personale precario» dice Gatto. «Anche la facoltà di Lingue» risponde un dipendente, che continua dicendo: «A Lingue ci sono 4 strutturati e 20 precari. Non si stabilizza nemmeno un lavoratore perché non c’è un centesimo. Ma se tutti i precari delle due facoltà si sedessero e non lavorassero più, il Monastero potrebbe chiudere. Dobbiamo far capire ai piani alti l’importanza di queste persone per gli studenti».
«Per noi è già importante stare qui a parlarne» dice un altro dipendente. «È un buon inizio».
«Un buon inizio è partire con delle proposte» dice Leocata, per il quale è fondamentale che il budget appartenente al personale tecnico-amministrativo non sia destinato ad altri settori ma che sia usato al meglio per la stabilizzazione e per le aspettative di PEO e PEV, così come per gli strutturati, categoria che definisce «a rischio».
Gatto propone di trasformare il contratto co.co.co. in part-time determinato: «Così almeno usciamo dal bacino maledetto dei co.co.co.» dice. «Ma per avere questo dobbiamo far sentire la nostra voce, della UIL PA, delle RSU, ma anche la vostra. E dobbiamo farci capire dai colleghi di ruolo, avere la loro solidarietà».

Link utili:
UIL PA
Ministero del lavoro e della previdenza sociale

Valeria Giuffrida

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