Da settimane decine di minori stranieri non accompagnati vagano per Pozzallo. Chiedono qualche moneta oppure di poter telefonare. Nell’hotspot – centro di identificazione e smistamento – dove da oltre venti giorni sono ospitati hanno solo un cambio. Il limite per legge sarebbe di 72 ore per gli adulti, i minori non dovrebbero neanche passare da queste strutture. «Sono sporchi, hanno bisogno di lavarsi, di vestiti estivi». Enzo Inì gestisce un caffè letterario nella cittadina ragusana e ha lanciato un appello, tramite Facebook, per raccogliere «shampoo, abiti, scarpe». «Giovedì – dice torneranno a prenderli».
La situazione dell’hotspot di Pozzallo è drammatica. La struttura a marzo è arrivata a ospitare 120 migranti minori. «Tutti in uno stanzone, bambini, adulti, donne, in condizione di promiscuità», spiega Lucia Borghi, attivista dell’associazione umanitaria Borderline. Tra di loro – soprattutto somali ed eritrei – anche i superstiti di alcuni naufragi, che hanno visto morire molti compagni di viaggio. «Per giorni non gli è stato permesso neanche di uscire nel cortile – continua Borghi -, poi le cose sono cambiate con la visita della presidente Boldrini a maggio ma continua a non esserci sufficiente assistenza medica, né legale».
I giovani migranti non sanno perché vengono trattenuti in attesa di trasferimento. E molti sono scappati. Venerdì scorso in 15 hanno preso un autobus per raggiungere Roma. «Degli 85 eritrei ospitati qualche settimana fa, oggi ce n’erano otto – precisa l’attivista – e sappiamo che non sono stati trasferiti ma si sono allontanati volontariamente». Minori finiti nel limbo dell’illegalità. Nell’hotspot al momento rimangono 60 persone, tra cui tre donne adulte.
Quello di Pozzallo è uno dei tre hotspot attivi in Sicilia: oltre al centro ragusano sono operativi quelli di Lampedusa e Trapani. Ma il ministero dell’Interno si appresta ad attivarne altri due: uno a Messina e un altro dentro il Cara di Mineo dove dovrebbero iniziare i lavori per ricavare una zona apposita all’interno del residence degli Aranci.
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