Archiviate le elezioni regionali, nella maggioranza spirano venti non proprio di pace e c’è chi, tirando un bilancio dei risultati post-elettorali, chiede al più presto un vertice di maggioranza. Si tratta di Giusto Catania, capogruppo di Sinistra Comune, che non ha risparmiato nei giorni scorsi critiche al sindaco Orlando, accusandolo di aver trascurato i propri impegni per la campagna elettorale a sostegno del candidato del centrosinistra Fabrizio Micari. «Ritengo necessario che, finita la campagna elettorale, il sindaco ritorni ad impegnare tutte le sue energie per il governo della città. Si convochi immediatamente una riunione di maggioranza – aggiunge l’ex assessore alla Mobilità – al fine di definire il regolamento sulla pubblicità, il regolamento unico dei mercati, il decentramento e i beni comuni, il piano regolatore generale».
C’è insomma il timore che si possa tornare al passato e «il pessimo risultato della lista dei territori, perfino nella città di Palermo, è un campanello d’allarme che mi auguro non venga trascurato da Orlando – osserva ancora Catania – perché abbiamo un compito storico: rendere irreversibile il processo di cambiamento, evitando in futuro il ritorno della destra che, così come avvenuto alla Regione siciliana, torni a mettere le mani sulla città». Il fondatore di SC non ha dubbi e, seppur senza citarlo, fa intendere che l’esempio da non ripetere è quello della gestione Crocetta perché «la responsabilità della vittoria di Musumeci è da addebitare prioritariamente al cattivo governo della Regione. Per questo motivo governare bene la città è una premessa necessaria per evitare un triste futuro».
Parole che, tuttavia, non trovano riscontro tra gli alleati, e tra i primi a gettare acqua sul fuoco c’è il capogruppo del Pd Dario Chinnici: «Il punto è che Catania ha detto una cosa assolutamente ovvia, ne va preso atto». Approvato il bilancio e chiusa la campagna elettorale, adesso si prosegue «a lavorare tutti insieme per Palermo, ma non lo chiamerei vertice di maggioranza, anche perché non ci sono fibrillazioni e il dialogo è massimo. Se c’è questa esigenza incontriamoci e parliamo, concentriamoci su degli obiettivi, con un cronoprogramma, che poi sono quelli della campagna elettorale che abbiamo condiviso». Sulle bordate al Professore il capogruppo dei dem però taglia corto: «Non ho intenzione di fare eco a Catania. Il modello Palermo non c’entra nulla con la Regione: se già all’alba creiamo questi problemi siamo alla frutta. Ripeto, se c’è questa richiesta vediamoci, ma tutto il resto non mi appartiene».
Ancora più netto sulla tenuta della maggioranza è Ottavio Zacco, consigliere di Sicilia Futura, per il quale «Orlando si è sempre occupato della città. Abbiamo condiviso il progetto politico del sindaco e finché non cambia, non abbiamo nessun motivo per uscire dalla maggioranza». Nessun collegamento, invece, tra Regione e Comune. «Mi sembra chiaro che i palermitani hanno scelto il progetto politico del Comune di Palermo e bocciato quello regionale con Micari: vederci altro mi sembra una strumentalizzazione politica, che non ha nulla a che vedere con quello che stiamo facendo. Lascerei fuori dal contesto comunale quello regionale. Se saremo compatti tra noi questo non si verificherà, Orlando non ha alcun interesse a ripetere quello che ha fatto Crocetta».
Nessuna preclusione all’ipotesi di un vertice tra le fila della maggioranza anche per Paolo Caracausi, Movimento 139, che però dovrà «essere finalizzato al bene della città, non a una resa dei conti che vuole fare Catania nel post elezioni. Che la città stia attraversando delle emergenze, richiamate da Catania, è reale: quelle priorità vanno affrontate al più presto, ma spiace che si pieghino i risultati delle regionali per altri fini. Forse Catania vuole un posto in giunta, ma è un problema suo. Mi pare non sia corretto addossare colpe al sindaco per il risultato delle regionali. Anche perché non credo – conclude – che la lista di Catania abbia fatto meglio».
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