Porto, Sidra minaccia: «Stop all’acqua» Domani incontro con Autorità in Prefettura

Porto di Catania senza acqua a partire da domani? La minaccia arriva da un ultimatum inviato dalla Sidra, la società che gestisce il servizio idrico a Catania, nei confronti dell’Autorità portuale. Il motivo sono le precarie condizioni in cui versa la rete infrastrutturale che trasporta il prezioso liquido all’interno del porto che, per circa l’85 per cento va perso. «Per 15 litri di acqua fatturata, 85 litri si perdono e sopportiamo i costi senza corrispettivo, per questo in passato abbiamo più volte chiesto di recedere dall’accordo come previsto dalla convenzione con l’Autorità», denuncia Emilio Giardina, presidente della Sidra. Un’accusa che l’Autorità portuale rimanda al mittente. «Dal 1974 la Sidra ha la gestione della rete, ne deriva che la situazione attuale è responsabilità loro perché a loro spetta la manutenzione ordinaria e straordinaria», spiega Davide Romano, legale dell’ente porto. «Il periodo di vita utile per un’infrastruttura simile è stato riconosciuto in 20 anni, qui siamo arrivati a 60 anni», replica ancora Giardina. Un botta e risposta che, come in passato, finirà domani in Prefettura, in un incontro a cui parteciperà il commissario straordinario dell’Autorità Giuseppe Alati.

Nel caso di reale sospensione dell’erogazione, le conseguenze sarebbero gravi sia per gli utenti che ogni giorno lavorano al porto, sia per le navi, a cui verrebbe impedita la possibilità di approvvigionarsi di acqua al momento dell’approdo. «Auspichiamo una soluzione ragionevole, ne va della competitività del porto e della fruibilità degli operatori», sottolinea Mauro Nicosia, portavoce dell’Europea servizi terminalistici, azienda che opera nei porti di Catania e Palermo occupandosi dei servizi di logistica retro portuale, armamento, spedizioni internazionali e doganalistica. Allarme lanciato anche da Sinistra ecologia e libertà. «Nel pieno della stagione estiva, guardia di Finanza e capitaneria dovrebbero chiudere i propri uffici, mentre le navi crociera dovrebbero dirottare altrove i loro approdi – scrive il partito in una nota – Una decisione che ci pare intempestiva nei tempi e nei modi, ma soprattutto lesiva delle potenzialità turistiche del porto di Catania».

Dall’Autorità portuale traspare comunque fiducia. «Si tratta di un servizio pubblico che non può essere sospeso, in caso contrario gireremo le lamentele degli operatori alla procura», precisano dall’ufficio legale. L’ente inoltre sottolinea come proprio in queste settimane stia per partire la gara per l’assegnazione dei lavori di rifacimento della rete idrica e fognaria e del sistema antincendio del porto. Un finanziamento di 7 milioni e 500mila euro, da poco più di un mese approvato dal Ministero delle infrastrutture. «Entro la fine del 2015 i lavori potrebbero essere ultimati – commenta Romano – La Sidra è a conoscenza del progetto, per questo non capiamo i tempi di questo ultimatum». Ma Giardina non intende concedere ulteriore tempo: «La nostra proposta è fornire l’acqua all’ingresso del porto, poi sarà l’Autorità a gestire la distribuzione all’interno dell’infrastruttura e sopportare le perdite».

La guerra tra i due enti dura da molti anni. Nel 2007, con la mediazione della Prefettura, è stata siglata una convenzione che integrava quella originaria. Il nuovo accordo prevedeva che la Sidra avrebbe rinunziato al diritto di recesso, e in cambio il rapporto veniva prolungato di tre anni, periodo durante il quale l’Autorità avrebbe dovuto rifare la rete idrica. Nel frattempo le perdite sarebbero dovute essere divise a metà, 75mila euro a per ciascun ente. «Ma l’Autorità non ha adempiuto a questi obblighi», denuncia Giardina.

Adesso è proprio l’Autorità a chiedere i danni alla Sidra. Un risarcimento da 7 milioni e mezzo di euro per la mancata manutenzione ordinaria. E il riconoscimento che la fornitura di acqua agli altri soggetti del porto – capitaneria, guardia di finanza, ecc – è illegittima. Una guerra senza esclusioni di colpi dunque che si arricchisce di un nuovo capitolo. Molto probabilmente neanche l’ultimo.

Salvo Catalano

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