Porto, richiusa sbarra sollevata da Bianco «Solo prova generale, lavori non ultimati»

La sbarra è abbassata, il semaforo è rosso e c’è pure un jersey bianco a impedire il passaggio. Alle 23 del giorno della sua Liberazione, il porto di Catania era nuovamente chiuso alle auto. Poche ore prima il sindaco Enzo Bianco aveva alzato la sbarra della dogana e dichiarato: «Da oggi non separerà più l’area portuale dalla città». Parole che il guardiano notturno, che presidia il varco sbarrato, non sa spiegare: «Tutto è come prima, non è cambiato niente».

I visitatori che avevano raggiunto il varco non possono fare altro che marcia indietro. Com’è sempre accaduto superato il consueto orario di chiusura, nonostante dal 24 aprile la sbarra sarebbe dovuta rimanere «alzata per sempre». Riporta queste parole la nota in cui il Comune informava della due giorni del Porto liberato. Una serie di eventi promossi proprio per festeggiare l’apertura permanente dell’area portuale. 

Il comando dell’Autorità portuale, che gestisce l’area, è passato di recente da Cosimo Indaco all’ammiraglio Nunzio Martello: «Non sono ancora stati completati i lavori per consentire l’arretramento del varco doganale e la rimozione definitiva della sbarra con la conseguente apertura al pubblico della zona – spiega a MeridioNews – Serve ancora qualche settimana di pazienza». La Liberazione del 24 e 25 aprile, annunciata dal Comune, è stata solo «una prova generale – precisa Martello – Stiamo lavorando per il bene di Catania, serve un po’ di fiducia». 

Nei piani dell’amministrazione Bianco, il sollevamento dell’asta fotografato il 24 aprile doveva essere il simbolo concreto della buona riuscita del primo intervento – da 49 milioni di euro – che dovrà portare all’ammodernamento complessivo del porto catanese. Un progetto, presentato pubblicamente citando il modello statunitense di Miami beach, che prevede l’abbattimento anche delle barriere murarie che dividono la zona portuale dalla città ma pure la costruzione di spazi dedicati allo sport e una piscina d’acqua salata.

Marco Di Mauro

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