Porto, nuova denuncia per la darsena «Le cartografie presentate sono false»

Continuano a suscitare polemiche e denunce i lavori al porto di Catania per la creazione di una darsena commerciale. Un progetto per lo più sconosciuto ai catanesi, ma che ha già attirato nei mesi scorsi l’attenzione di associazioni cittadine e istituzioni. A firmare una nuova lettera-denuncia inviata al Genio civile, alla sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali e alla procura di Catania è il comitato Porto del Sole. «Vogliamo avvertire questi uffici che le cartografie presentate dall’autorità portuale a corredo del progetto sono false», spiega Marcello Failla.

Il percorso del torrente Acquicella al 31-01-2006 (immagine del Comitato Porto del Sole)

E presentano non poche somiglianze con quelle depositate per l’autorizzazione di un altro piano: quello per la creazione di un porto turistico ad opera della società Acquamarcia, dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. «Già al centro delle inchieste giudiziarie», sottolinea Failla. In entrambi i casi, lo sbocco a mare del torrente Acquicella apparirebbe spostato rispetto alla sua reale posizione. Uno spostamento sulla carta a cui poi si vorrebbe procedere nella realtà. «Aggravando il rischio idrogeologico della zona», dicono dal comitato. Preceduti da un esposto presentato qualche mese fa da Sinistra ecologia e libertà e in contemporanea con la lettera inviata da Silvio Di Napoli, coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori, al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera per chiedere il commissariamento dell’autorità portuale.

Secondo la descrizione del progetto sul portale nazionale delle infrastrutture delle Camere di Commercio italiane, quella catanese dovrebbe essere una «darsena polifunzionale a servizio del traffico commerciale» di navi traghetto e container. «Con circa 1.100 metri di banchine di ormeggio, oltre 160.000 mq di piazzali operativi, compreso l’approfondimento dei fondali fino a meno 13 metri». Il tutto per un importo stimato di 92 milioni di euro, finanziati con fondi della legge 413/98 e fondi comunitari. «Un’opera per cui è stato richiesto un contributo al ministero dei Trasporti – aggiunge Failla – E per il quale, anche in quel caso, sono state presentate delle cartografie non corrette, con la foce del torrente già spostata. Ottenendo così le autorizzazioni». Uno spostamento che l’ente retto da Santo Castiglione si sarebbe apprestato a fare, secondo le denunce. Ma sempre smentito.

Il percorso del torrente Acquicella al 14-03-2007 (immagine da Google Maps)

Dopo le perplessità espresse dal Genio civile di Catania, a imporre la sospensione dei lavori era stata la sovrintendenza ai Beni culturali di Catania. Entro trenta giorni da quella decisione, l’autorità portuale avrebbe dovuto presentare un nuovo progetto. Che però, secondo il comitato Porto del Sole, è più simile a una sanatoria che a un ripristino dei luoghi, come chiesto dalla sovrintendenza. «Il progetto è infatti corredato da una cartografia non veritiera – spiega Failla – Dove il corso del torrente è diverso da quello reale e spostato secondo quanto serve ai lavori». La stessa cartografia presentata anche da Bellavista Caltagirone per il progetto di porto turistico. Ma non è l’unica coincidenza. Il direttore dei lavori alla darsena – nominato dal Ministero – è lo stesso consulente del commissario ad acta che ha espresso parere favorevole per il progetto di Acquamarcia. «Siamo preoccupati», conclude Failla.

A poche ore di distanza dalla denuncia del Comitato di cittadini, a protestare per la gestione dell’autorità portuale catanese è anche l’Idv locale. Con una lettera al ministro Passera in cui se ne chiede il commissariamento. La questione del torrente Acquicella «rappresenta l’ultima di una serie di irregolarità già sotto esame dei competenti organi giudiziari», scrive Silvio Di Napoli, coordinatore provinciale. Segue l’elenco. L’espansione nel 2000 dell’area portuale senza le necessarie autorizzazioni e il prolungamento della diga foranea nel 2001 «senza che il Prg (piano regolatore generale, ndr) di Catania e il Consiglio Comunale ne sapessero nulla». E ancora, «la Conferenza dei Servizi, irregolarmente mantenuta dal 2001 al 2009, nonostante le anomalie procedurali, allo scopo di avvantaggiare un unico concessionario di “porto turistico”», dove una tale struttura non potrebbe nemmeno sorgere. E ancora avanti fino ai giorni nostri, con l’apertura della Vecchia dogana: un edificio pubblico «già privatizzato per lunghi decenni, camuffato da Stazione Marittima, peraltro del tutto carente, che di fatto nasconde un altro centro commerciale improprio». E, per finire, la sua totale chiusura alla città.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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