«Quello sul risarcimento di 12 milioni di euro che la Regione dovrà pagare alle aziende che si erano aggiudicate i lavori per la ristrutturazione del porto di Palermo è l’ennesimo disastro targato Crocetta e Musumeci che grava sulle tasche dei cittadini. La Regione venga a riferire immediatamente in commissione Bilancio all’Ars». Il commento di Luigi Sunseri, deputato regionale del Movimento 5 stelle all’Assemblea Regione Siciliana, giunge a seguito della sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa che ha accolto il ricorso in appello presentato dal gruppo Cimolai-Metalmeccanica Agrigentina. L’associazione temporanea di imprese si è rivolta prima al Tribunale Amministrativo Regionale e poi al Cga dopo la scelta della Regione Siciliana, ai tempi del governo Crocetta, di revocare la gara d’appalto che riguardava i bacini galleggianti di carenaggio.
Una vicenda complicata, quella ripercorsa dai giudici amministrativi, che comincia nel 2011 (esattamente a ottobre) quando l’assessorato regionale per le attività produttive bandisce la gara per l’affidamento (con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa) del servizio per i lavori di ristrutturazione del bacino di carenaggio da 19mila tonnellate. A dicembre, poi, l’assessorato replica la gara anche per l’altro bacino da 52mila tonnellate per un importo totale di quasi 43 milioni di euro. Ad aggiudicarsi le due gare è, appunto, il gruppo Cimolai. La seconda classificata, la gelese Ergo Meccanica srl, fa ricorso perché la Cimolai non avrebbe «svolto il sopralluogo sul sito dell’appalto, violando così quanto prescritto dal disciplinare a pena di esclusione» e perché avrebbe presentato un «prezzo incongruo». Prima il Tar e poi il Cga danno ragione a Cimolai, che nel 2014 chiede alla Regione di «dare esecuzione alla sentenza». Che invece in un primo momento sembra ripensarci e voler affidare la gara per il bacino più grande a Fincantieri. Salvo ripensarci poco dopo (siamo a luglio 2012, governo Lombardo) e riaffidare tutto a Cimolai.
Tutto finito? Neanche per idea. Nuovo governo (arriva Crocetta) e nuove scelte: a febbraio 2015 la Regione Siciliana, senza attendere l’esito dell’ennesimo ricorso di Fincantieri – che fino a quel momento li aveva persi tutti – dispone la revoca dei due bandi di gara. A questo punto è Cimolai che torna a rivolgersi ai tribunali. E questa volta prima il Tar, nel 2015, e ora il Cga danno nuovamente ragione all’associazione temporanea di imprese. I giudici amministrativi scrivono che «l’amministrazione ha adottato il provvedimento di revoca a distanza di oltre due anni dall’avvenuta aggiudicazione, dopo aver deliberatamente ritardato la consegna dei lavori e l’avvio dell’esecuzione dell’appalto». E soprattutto «il provvedimento di revoca è stato adottato senza che l’amministrazione abbia previamente esperito tutti i necessari passaggi procedimentali».
È il Cga a elencare quali strumenti l’allora governo Crocetta avrebbe potuto adottare: «un formale atto di indirizzo politico (proveniente dalla competente giunta regionale)»; oppure un accordo di programma/quadro «avente ad oggetto un nuovo progetto volto alla realizzazione di un unico bacino di carenaggio da ottantamila tonnellate in luogo dei due precedentemente progettati e messi a gara»; o ancora «un qualsiasi protocollo d’intesa tra la Regione siciliana, il Comune di Palermo, l’Autorità portuale, il MISE e tutte la parti interessate alla ristrutturazione del Cantiere navale di Palermo». Insomma: senza neanche «una delibera che autorizzasse di impegnare le somme necessarie», adesso l’ente pubblico dovrà risarcire i privati.
«Questa sentenza – spiega Sunseri – certifica l’ennesimo debito fuori bilancio della Regione Siciliana, che con una leggerezza incredibile, perde un contenzioso milionario che di fatto pagheranno i cittadini. Si tratta in sostanza di uno sperpero di denaro pubblico che poteva essere tranquillamente evitato se politica e amministrazioni regionali si fossero comportati in maniera diligente. Ovviamente pretendiamo di conoscere i responsabili dei procedimenti. Il governo Musumeci venga a riferire immediatamente in commissione Bilancio».
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