Porto, aeroporto, interporto, carenze storiche Catania disconnessa nel silenzio dei politici

Le elezioni europee sono passate da qualche giorno. Si può ricominciare a riflettere senza l’ossessione delle parole, che rischiano di collocarsi accidentalmente al fianco dell’uno o dell’altro degli schieramenti politici. La Sicilia ha gravi carenze storiche nelle reti di trasporto. La nuova programmazione europea (Gazzetta dell’Ue 11 dicembre 2013) non riduce le carenze, piuttosto le amplia. Il bilancio tra quello che la Sicilia aveva nel vecchio piano europeo delle infrastrutture e quello che ha oggi è in rosso. Può venire il dubbio che questa riduzione sia avvenuta per tutti i Paesi, e per tutte le regioni italiane. In questo caso i politici siciliani ne uscirebbero decentemente: sia i parlamentari europei, che quelli nazionali, e più ancora i presidenti della Regione che si sono succeduti, da Cuffaro, a Lombardo, a Crocetta, che in base al titolo V modificato hanno un potere formidabile sulle infrastrutture. Ne uscirebbero decentemente anche i sindaci delle tre grandi città che da qui al primo gennaio 2015, almeno secondo la legge nazionale, diverranno città metropolitane: Palermo, Catania e Messina. L’Italia è interessata da quattro corridoi nella nuova programmazione Ue: tre vanno da Sud a Nord e uno da Est ad Ovest. Ogni corridoio si attesta su alcuni nodi strategici. Cosa accade per i grandi nodi porti, aeroporti ed interporti?

PORTI.
Il corridoio 1 deve avere «interconnessioni con i porti, (ulteriore) sviluppo delle piattaforme multimodali di Trieste, Venezia, Ravenna».
Il corridoio 3 deve avere «interconnessioni con i porti, (ulteriore) sviluppo delle piattaforme multimodali di Cremona, Mantova», e poi «Trieste, Venezia, Ravenna».
Il corridoio 5 deve avere «interconnessioni con i porti, (ulteriore) sviluppo delle piattaforme multimodali di Ancona, Napoli, Bari, La Spezia, Livorno», per il Sud soltanto «interconnessione con i porti per Palermo/Taranto», e per questi porti «autostrada del mare».
Il corridoio 6 deve avere «interconnessione con i porti» a Genova.

Praticamente sotto la linea Napoli-Bari nessun porto ha una piattaforma multimodale. Nemmeno i grandi porti di Palermo-Termini e Augusta. Con una grave contraddizione, da una parte vengono dichiarati porti core (cioè di primo livello), dall’altra non si prevede lo sviluppo di una piattaforma multimodale. Inoltre scompare il porto di Catania. Altra perplessità riguarda il porto di Pozzallo, terminal di collegamento con Malta, che non viene mai citato. Gravissimo il silenzio di tomba sui raccordi ferroviari a Messina e Villa, e quindi su tutto il problema dell’Attraversamento. La Sicilia viene abbandonata al suo destino: niente treni fino al 2050; solo aerei, come un’isola dell’Egeo. Milano e Roma, ed adesso Napoli, vengono saldate in un corridoio ferroviario di passeggeri e merci. Palermo e Catania, vengono definitivamente disconnesse dall’Italia, nel silenzio dei politici. Sembra che i collegamenti che garantiscono la continuità territoriale tra la Sicilia e, a Nord, la Calabria con l’Europa continentale e, a Sud, Malta non siano stati segnalati da nessuno e considerati da nessuno.

AEROPORTI
Per gli aeroporti, nel piano Ue, è previsto che, oltre ai due livelli, decisi per tutte le reti, ci sia un livello superiore, definito principale. Tra i principali aeroporti europei ci sono solo Malpensa, Linate e Fiumicino. Gli aeroporti principali sono i veri internazionali, da integrare con l’infrastruttura del trasporto stradale e ferroviario. Un gradino più giù ci sono gli aeroporti core, in Sicilia solo Palermo. Scendendo un altro gradino ci sono gli altri aeroporti della Sicilia: Catania, Trapani, Pantelleria, Lampedusa. Comiso entra ma solo come emergency runway. Un drastico declassamento per Catania che è al sesto posto in Italia per passeggeri e ha un traffico maggiore di altri sei aeroporti dichiarati core. Catania è peraltro il primo aeroporto del Sud e potrebbe aspirare ad essere principale.

INTERPORTI
Nei terminali ferrovia-strada è previsto solo Catania, e non nella rete coreNessun altro terminal in Sicilia.

Emerge quindi che le carenze storiche sembrano acuirsi. Compito difficile per i nuovi parlamentari europei. Risalire non sarà facile. Compito gravoso per i parlamentari nazionali che, come storicamente accertato, non seguono, o solo debolmente, le vicende delle infrastrutture. Molto lavoro trascurato e quindi da fare per la Regione e per le città metropolitane. Sembra che i trasporti vengano ancora trattati con poca conoscenza e poca competenza. Ne è ad oggi prova il fatto che le due autorità portuali di Augusta e Catania sono commissariate senza presidente, mentre la situazione di Trapani è in divenire. Il nome del presidente dell’autorità portuale deve essere proposto dal presidente della Regione, d’accordo con i sindaci e deciso dal Ministro. I nomi costituiscono già una dichiarazione d’intenti sul modo con cui si vogliono affrontare le grandi reti di trasporto.

Gli appuntamenti cruciali si presentano inesorabili. Il semestre di presidenza Ue sta per cominciare. Da giugno a luglio 2014 si lavora al Piano di azione del Mediterraneo (Rtap) 2014-20, a settembre si discute con gli esperti, a ottobre il Piano è approvato a Lisbona. Il 10 dicembre 2014, si terrà la conferenza per il finanziamento delle reti del Mediterraneo. Entro il 22 dicembre 2014 il coordinatore del corridoio 5 Ten T, Scandinavia-Mediterraneo che è quello che parte dalla frontiera russa ed arriva a Malta attraversando tutta l’Italia, deve presentare il piano di lavoro per lo sviluppo del corridoio. La Regione siciliana, le città metropolitane, cosa stanno facendo? Si stanno coordinando? Almeno hanno messo in agenda queste scadenze?

 

[Foto Autorità portuale Catania]

Francesco Russo

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