Pontida, Miccichè frena mal di pancia su Musumeci «Problema non è la Lega, ma l’alleanza con il M5s»

L’invettiva, come da tradizione consolidata della pur giovanissima Terza Repubblica, era arrivata a mezzo social, appena qualche giorno fa. Nel sabato che ha preceduto la partenza del governatore alla volta della legion padana di Pontida, a raccogliere lo scontento dei moderati era stato il primo inquilino di Sala d’Ercole, Gianfranco Miccichè: «Preferisco – ha scritto sui social – un Nello Musumeci che parla di Sud al tavolo col ministro Lezzi, piuttosto che quello in piedi che applaude Matteo Salvini sul prato di Pontida». Il commissario forzista, insomma, continua a lanciare segnali al governatore sempre più ammaliato dal fascino del Carroccio. E gli ricorda che la sua «collocazione naturale» è «laddove lo hanno eletto i siciliani». Cioè nel centrodestra moderato.

Presidente Miccichè, nei giorni scorsi lei non ha fatto mistero del suo dissenso rispetto a questo corteggiamento tra Salvini e Musumeci.
«Non c’è nessun dissenso, col governatore Musumeci abbiamo già scelto da che parte stare. È chiaro però che io devo guardare al mio elettorato, che per definizione è moderato, e che in questo momento vuole essere tranquillizzato. È quello che ho fatto».

Insomma, i suoi post sui social vanno intesi solo come rassicurazioni agli elettori e non come moniti a Musumeci?
«Musumeci in Sicilia governa anche con la Lega. Ma a Roma Salvini governa con Di Maio, che è cosa ben diversa. Il punto non è la Lega, ma il progetto di governo. Il mio intervento puntava a marcare la differenza».

Non ci sono timori rispetto all’alleanza con Musumeci?
«No, no (sorride, ndr), non riuscirà a farmi litigare con Musumeci».

Nessuna intenzione di farlo, però nelle ultime settimane qualche nervosismo nella maggioranza è innegabile che ci sia stato. E indiscrezioni hanno sollevato l’ipotesi di un governo a trazione giallo-verde anche in Sicilia.
«Noi siamo la coalizione naturale che i siciliani hanno votato, con Cancelleri di naturale non ci sarebbe nulla. Poi quelli che fanno ricostruzioni azzardate, a partire dal fatto che Forza Italia ha 14 deputati mentre i Cinquestelle ne hanno 20, fanno i conti senza l’oste. Perché sfido a immaginare che i popolari o l’Udc possano sostenere un’operazione di questo tipo. A conti fatti non Forza Italia, ma i moderati all’Ars siamo molti più dei Cinquestelle. E poi voglio sottolineare che Musumeci non manca occasione di ricordare che resterà con la maggioranza che lo ha eletto. Una cosa che in un Paese normale non dovrebbe neanche essere detta, ma in un Paese di matti come questo è opportuno sottolineare, di tanto in tanto».

Intanto finalmente l’Ars ha approvato il collegato e adesso dovrebbe essere il tempo delle riforme. Musumeci ha più volte chiesto un cambio di passo. L’Assemblea darà un’accelerata?
«Ma guardi, il mio sogno è quello di non doversi fermare neanche il sabato o la domenica. Ma se in Assemblea non arrivano le leggi, non abbiamo di cosa discutere. A meno che, e non lo escludo, non si proceda in autonomia con disegni di legge d’iniziativa parlamentare».

Immagino che il riferimento sia alla riforma dei rifiuti e alla rete ospedaliera, di cui tanto si è discusso, ma che non sono ancora approdate all’Ars.
«Ricordo male o sono passati solo sei mesi dall’insediamento di questo governo? Ricordo male o altri governi in cinque anni non hanno fatto praticamente nulla?».

Insomma, lasciamoli lavorare. Resta il tema dei numeri risicati della maggioranza a Sala d’Ercole. È immaginabile, ferma restando la coalizione di governo, un’apertura ad altre forze d’opposizione, compreso il Pd?
«Questo è un argomento che tratta direttamente il presidente della Regione, non è mio compito allargare la maggioranza».

Sul tema dell’abolizione dei vitalizi, Cancelleri è stato molto duro nei suoi confronti.
«Ma no, io penso sia stato carino invece. È stato molto gentile a invitarmi a casa sua, nel caso in cui mi togliessero il vitalizio. Solo che prima dovrà parlarne con la sua compagna, perché non sono solo: in casa siamo in quattro, io, mia moglie Elena e i miei due figli che non lavorano ancora».

Miriam Di Peri

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