Politica

Ponte sullo Stretto, governo ricalcola la spesa. Ma l’unica certezza sono i fondi tolti alle infrastrutture siciliane

Ponte sullo Stretto, dove eravamo rimasti. Si era partiti da un conto di 14 miliardi di euro più le spese di collegamento alle reti autostradali, le bonifiche, l’aggancio alla rete ferroviaria, che comunque è in capo a Rfi. Una spesa faraonica che sarebbe stata coperta, come lo avremmo scoperto in sede di Bilancio, questo almeno diceva Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture e primo sponsor dell’opera. Ora che il Bilancio del governo è stato presentato e ha pure superato il passaggio alla commissione di merito in Senato, la musica è un po’ cambiata. «Costerà meno del previsto» dice ancora Salvini, che aggiunge: «Sarà un passo in avanti per l’ingegneria mondiale». Ma il progetto?

Tutto farebbe pensare che si vada avanti a passo spedito, ma a oggi un progetto esecutivo in effetti manca e riguardo alla copertura, la legge di Bilancio e pure tramite il quarto e ultimo emendamento del governo, ci dice solo che adesso di miliardi ne servono poco più di undici e di questi da dove ne verranno presi appena 2,3: dal fondo Sviluppo e coesione. Più in dettaglio: 718 milioni di euro «mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021- 2027 e imputata sulla quota afferente alle amministrazioni centrali», in parole povere, quelli che lo Stato deve decidere come assegnare. E 1.600 milioni di euro «in ragione di 103 milioni di euro per l’anno 2024, 100 milioni per l’anno 2025, 100 milioni per l’anno 2026, 940 milioni di euro per l’anno 2027 e 357 milioni di euro per l’anno 2028 per l’anno 2029, mediante corrispondente riduzione risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027 imputata sulle risorse indicate per le Regioni Sicilia e Calabria». Quindi di fondi già assegnati alle due regioni, che a questo punto li perderanno. Per il resto, il governo autorizza la spesa dei restanti 9,3 miliardi, ma non specifica da dove arriveranno.

Una delle argomentazioni più abusate dai detrattori del ponte sullo stretto è quella relativa alla reale priorità dell’opera: «perché spendere coì tanti soldi se in Sicilia mancano strade adeguate, infrastrutture, ferrovie…». Ecco, per ridurre quel gap c’è appunto il fondo Sviluppo e coesione, che serve per livellare il divario tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del Nord. Va tuttavia detto a onor del vero che finora non solo questi fondi non sono mancati alla Sicilia, ma si è pure fatta grande fatica a impegnarli, tanto che tra le risorse che andranno immolate per il ponte ci sarà anche una percentuale ancora da quantificare lasciata in eredità dal governo Musumeci, che non è riuscito a spenderla. E i rischi a questo punto sono due: il primo è che il ponte si realizzi, ma non potendo contare su fondi certi la Sicilia resti comunque nel suo medioevo infrastrutturale e il secondo che il ponte invece non si realizzi, che sia soltanto un grosso spot in vista delle Europee, e in quel caso i fondi rientrerebbero sì, ma ci sarebbe troppo poco tempo per impegnare una cifra che di solito non si riesce a smaltire con tutti e sei anni a disposizione.

«I soldi del fondo Sviluppo e coesione li abbiamo sempre utilizzati in Finanziaria per fare norme su infrastrutture, impiantistica sui rifiuti, per tutto quello che si poteva ricoprire – dice a MeridioNews Nuccio Di Paola, deputato regionale del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Bilancio dell’Ars – Stanno bloccando tutto lo sviluppo interno della Sicilia. Basta guardare questa Finanziaria, fatta solo sulla base di fondi regionali e senza tenere conto di quelli nazionali ed europei: sono a malapena 30 articoli, non c’è nulla per lo sviluppo, non c’è un articolo che riguarda un’infrastruttura strategica regionale. Stanno scippando un miliardo e mezzo di euro che non si potranno utilizzare neanche se il ponte non verrà fatto, perché rischi comunque di perderli perché devi inseguire la programmazione». Gli fa eco il collega Luigi Sunseri: «Se come dicono il ponte è un’opera di importanza strategica nazionale, perché non utilizzare fondi nazionali anziché impedire lo sviluppo della Sicilia?» 

Gabriele Ruggieri

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