Ponte Gioeni, Consoli ribatte alle polemiche «Abbiamo avuto il coraggio di abbatterlo»

«Il sindaco Enzo Bianco ha deciso per l’abbattimento del ponte del tondo Gioeni per ragioni di sicurezza. Catania è una città ad alto rischio sismico, si trattava di una incompiuta e quindi potevamo solo abbatterlo». Così il vice sindaco Marco Consoli questa mattina nel corso di una conferenza stampa a palazzo degli Elefanti per cercare di chiarire la situazione in merito all’abbattimento del ponte della circonvallazione di Catania. Lo fa in un momento nel quale il clima sul tema in città non è affatto rilassato, con lamentele diffuse sul traffico intenso, e le opposizioni che attaccano le scelte dell’amministrazione. Polemiche alle quali si è aggiunto nei giorni scorsi il direttore dei lavori Rosario Mirone, in particolare sul costruendo torna indietro di via Petraro.

Alla conferenza stampa mancano il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici Luigi Bosco, ma è presente il consulente del sindaco per la viabilità, Vincenzo Condorelli. «Per una specifica scelta politica», spiega Consoli. Il vicesindaco infatti è stato presidente del consiglio comunale durante l’amministrazione di Raffaele Stancanelli, «quindi conosco benissimo qual è la storia dell’abbattimento del ponte», dice «e ci metto la faccia».

La difesa della scelta dell’amministrazione Bianco di procedere all’eliminazione della struttura sopraelevata, considerata troppo pericolosa e non adeguata al passaggio di mezzi pesanti, si basa su un documento a firma dell’assessore ai lavori pubblici del 2011, Sebastiano Arcidiano, indirizzata all’allora sindaco Raffaele Stancanelli e al direttore generale, Maurizio Lanza e con il quale suggeriva l’abbattimento. Non diemnticano di attaccare il direttore dei lavori, Rosario Mirone, per le recenti dichiarazioni e lo invitano a prendersi le sue responsabilità. Ciò che si vuole dimostrare, è che anche l’amministrazione precedente aveva pensato di abbattere il ponte, salvo poi non prendersene la responsabilità. «Già l’amministrazione precedente – afferma infatti Consoli – proponeva l’abbattimento, ma non hanno avuto il coraggio».

Con il documento del 20 dicembre 2011 si fa presente che il Dipartimento regionale della Protezione civile nell’ottobre del 2010 ha accolto la «richiesta di finanziamento da parte del comune di Catania di una perizia di una variante per la somma di 4milioni 621mila 588,22 euro». Una cifra «di molto inferiore ai sei milioni 800mila 135,77 euro previsti e indispensabili per l’adeguamento e la messa in sicurezza del cavalcavia» e comunque destinata «per garantire l’indifferibile completamento dell’opera, cioè l’abbattimento», si legge sul documento.

La scelta di consolidare il ponte è, in effetti, successiva. Per farlo però, ai quattro milioni e mezzo di euro circa che forniva la Regione per il tramite del dipartimento alla Protezione civile, se ne dovevano aggiungere altri due milioni e duecento mila. Una cifra che evidentemente il Comune non ha mai avuto e che difficilmente può reperire anche in considerazione del fatto che all’epoca aveva un credito di tre milioni e mezzo di euro vantato dalla ditta Tosa appalti per lavori già eseguiti a quella data. Lavori che, come si legge sulla nota dell’allora assessore Arcidiacono, «dovrebbero essere liquidati nell’ambito del finanziamento della Protezione civile» e quindi nell’ambito del progetto dell’abbattimento. «Siamo convinti della nostra iniziativa, e non potevamo fare altrimenti anche per il credito vantato dall’azienda che abbiamo saldato», spiega Marco Consoli.

Non passa sotto tono anche la recente intervista del direttore dei lavori Rosario Mirone a LiveSicilia in merito al costruendo torna indietro di via Petrone. «E’ stato il direttore Mirone a fare il progetto, lui l’ha firmato e la ditta è tenuta a rispettarlo», dichiara Consoli.
«Il torna indietro sarà pronto prestissimo e permetterà uno smaltimento del fino al 20 per cento del traffico. Nessun problema di passaggio inoltre, perché la legge prevede una ristrettezza della corsia da un minimo di due metri e 70 a tre metri e 75. Qui invece abbiamo previsto cinque metri»,conclude Vincenzo Condorelli.

desireemiranda

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