Polizia, tra affitti salati e moto sempre guaste Sindacato Coisp: «Troppo spreco di risorse»

«Ma lei ce li vede dei poliziotti rimasti in mezzo alla strada che chiamano per farsi venire a prendere?». Una scena che potrebbe capitare di vedere a Catania. Dove «c’è una grande carenza di uomini e mezzi nelle forze di Polizia – spiega Natale Scuderi, segretario provinciale del sindacato Coisp, da 23 anni alla squadra mobile etnea – Ma mancano soprattutto i soldi e la razionalizzazione delle risorse». Tanti uffici sparsi e vari commissariati di quartiere, per lo più in affitto da privati e sguarniti di personale. «Capisco l’importanza di avere la Polizia nei quartieri ma, se non possiamo nemmeno girare con le auto, che senso ha? Allora mettiamo una bella targa “Polizia” su uno stabile vuoto, che tanto è uguale». Una catena di responsabilità che comincia con il questore, continua con il prefetto e si conclude con il sindaco etneo. «Questa situazione dura da decenni e tutti fanno scarica barile – continua Scuderi – Ma se, negli anni, nemmeno chi da Catania ha ricoperto ruoli di politica nazionale è riuscito a fare qualcosa, come può da solo il questore?».

A mancare alle forze di Polizia è innanzitutto il personale. Sono in più di duemila nella provincia etnea, ma non bastano secondo i conti dei sindacati. «Ogni commissariato ha bisogno di 19 persone per garantire i servizi base – dice il segretario Coisp – In base ai turni  24 ore su 24, sette piantoni, dieci persone per una sola macchina che gira per il quartiere, qualcuno che tenga l’archivio e chi si occupa dell’ufficio denunce». Con un organico simile, nonostante i doppi turni da 12 ore, non c’è spazio per ulteriori attività. «Che comunque siamo chiamati a svolgere, distogliendo forze alle volanti per fare ordine pubblico». Rilasciare i porti d’arma per la caccia, «mentre quelli per una pistola li rilascia la prefettura, un assurdo», e i passaporti, «che sono solo burocrazia e potrebbero occuparsene le municipalità come per le carte d’identità». Ma anche effettuare notifiche, come gli sfratti, «di cui potrebbero occuparsi anche altre forze». «Siamo poi a Mineo, trenta contro tremila . Un centro che doveva essere di passaggio e invece è diventato permanente. Un problema anche per i migranti, ovviamente, ma che se la prendono con noi».

Alla carenza di personale si aggiungono le difficoltà dei mezzi. Non pochi, ma malridotti. «Per ripararli mancano i soldi e abbiamo già debiti con i fornitori. Non sapete quante volte ci si ferma dall’elettrauto di fiducia per farsi riparare la freccia rotta in amicizia. Ma voi vi immaginate i poliziotti che girano con le macchine non in sicurezza?», chiede Scuderi. Un paradosso. Delle 12 motovolanti in dotazione al corpo da più di un mese non ne funziona nemmeno una. «Già non erano di certo l’ultimo ritrovato della scienza, ma era sempre meglio che cercare di prendere uno scippatore stando in auto nel traffico di Catania», commenta il segretario Coisp. Mezzi che, tra l’altro, vanno presi e riportati in un garage a San Giuseppe La Rena, nonostante la gran parte degli uffici si trovi in centro. «Qualunque cittadino può immaginare quanto tempo si perde inutilmente». Scaduti, inoltre, anche molti degli altri strumenti degli agenti: tra tutti, caschi giubbotti antiproiettile.

Una situazione grave ma che, secondo il sindacato, potrebbe essere sanata semplicemente razionalizzando meglio le risorse. «Noi chiediamo un polo unico per la Polizia – spiega Scuderi – che senso ha avere l’ufficio immigrazione in corso delle Province o la polizia scientifica in via Rocca Romana? O tutti questi commissariati locali sguarniti. Ognuno con la loro decina di piantoni e amministrativi, ovviamente». La maggior parte stabili in affitto a privati o, come nel caso della sede della questura in via Ventimiglia, di fronte alla squadra mobile, «di proprietà della Provincia che voleva sfrattarci per farci un museo». A volte, come al commissariato di Librino, si tratta anche di scelte poco felici. «Stiamo in uno stabile dove il pregiudicato del piano di sopra scende per firmare il registro – racconta – Forse adesso, dopo tante proteste, hanno deciso di affidarci villa Nitta, una struttura comunale. Dovevano darla all’università, poi agli assistenti sociali, ora finalmente a noi. Ma non sappiamo ancora se si tratta di promesse elettorali».

Per raggiungere l’obiettivo, le diverse sigle sindacali hanno deciso di fare cartello «per uscire dalla Questura e andare a parlare con i cittadini». Al massimo con un volantinaggio. Perché ai poliziotti non è permesso scioperare. «Sarà il nostro modo di manifestare», dice Scuderi. Per una volta si troveranno idealmente dall’altra parte delle barricate. Quelle da cui spesso arrivano accuse di cieche violenze e scarsa solidarietà sociale. «Ci lasciano con i soliti, antidiluviani, mezzi. Manganelli e nude mani. Non ci consentono di fermare rapidamente e col minor rischio possibile quelli che ci troviamo di fronte, ma che importa? Tanto il problema è e resta delle forze dell’ordine, costretti al contatto fisico in modo da guadagnarci l’immancabile etichettatura di violenti fascisti torturatori che abusano dell’uso della forza», ha commentato sul tema anche Franco Maccari, segretario generale Coisp. «Io chiedo sempre di considerare quello che anche noi subiamo – conclude Natale Scuderi – E ai manifestanti dico: per una volta, cambiamoci di posto».

[Foto di Benoit Andreani]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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