Riordino delle carriere e nuovo contratto di lavoro, risoluzione delle criticità emerse nel capoluogo etneo e aumento del controllo sul territorio: sono questi i quattro temi caldi affrontati questa mattina nel corso dell’assemblea sindacale del Siap, il sindacato italiano appartenenti polizia, presieduta dal segretario provinciale Tommaso Vendemmia. «Dal primo ottobre è iniziata una nuova fase di assestamento, propedeutica al riordino vero e proprio che avverrà tra cinque anni – spiega Vendemmia – con un aumento delle buste paga che sarà proporzionale al tipo di carica ricoperta e che avrà effetto anche sul contratto. Si tratta di un risultato su quale tutti i sindacati hanno lavorato in maniera congiunta». Per il segretario Siap l’aumento, che avrà un ammontare medio di 85 euro a busta paga, non risolve certamente i tanti problemi che da anni affliggono il corpo della polizia di Stato, ma è un passo in avanti in direzione del riordino, che definisce «una svolta importante, un po’ come è stata la legge 121», facendo riferimento all’ordinamento della pubblica sicurezza del 1981.
Per quanto riguarda la città di Catania, Vendemmia si esprime senza mezzi termini: «Qui vige una situazione che io definisco di anarchia istituzionale: lo abbiamo visto con l’aggressione al vigile Luigi Licari, e lo vediamo ogni volta che c’è uno sbarco: i vari corpi – carabinieri, municipale, polizia, e via discorrendo – lavorano ognuno per i fatti propri, senza coordinarsi tra loro. Operando in queste condizioni, non siamo preparati a collaborare». E al problema dell’assenza di un coordinamento sul territorio si aggiunge quello del sottodimensionamento dell’organico impiegato: «Ci impegniamo a chiedere l’aumento dell’ordine pubblico, al momento affidato totalmente alla questura, che si trova oberata di lavoro ogni volta che si verifica uno sbarco o in occasione delle partite di calcio; bisogna anche risolvere la spinosa questione degli straordinari, che sono alla base del lavoro in polizia: la nostra squadra mobile lavora quasi totalmente di straordinari, altrimenti servirebbero il doppio delle risorse. E si occupa di tutto, non solo di omicidi o mafia, ma anche delle singole emergenze cittadine, dallo scippo all’aggressione. Per non parlare della carenza di unità mobili: ci sono cinque commissariati e neanche altrettante unità disponibili durante la notte. Sta ai dirigenti avere la capacità di far funzionare il dipartimento».
Sulla sicurezza pubblica a Catania, Vendemmia parla di «casi di violenza gratuita, che sono un sintomo di debolezza, il risultato di scelte poco lungimiranti avviate anni fa». E sulle aggressioni ai danni di medici al pronto soccorso, autisti, vigili e ai tanti altri che si trovano a operare sul territorio, Tommaso Vendemmia dichiara a MeridioNews: «Si tratta a mio parere della conseguenza di una diminuzione costante di controllo sul territorio, ci sono troppi tavoli di ordine e sicurezza pubblica indetti dalla prefetta ai quali poi non si decide nulla». Ma le aggressioni, secondo Vendemmia, «sono anche il sintomo di un degrado sociale che è sorto perché i quartieri sono stati abbandonati: il Vittorio Emanuele si trova in un quartiere difficile ma la soluzione non è andare a militarizzare l’ospedale, ma piuttosto concentrarsi su specifici parametri di organizzazione in caso di emergenza da impartire allo stesso personale sanitario e investire sulle guardie particolari giurate e fare in modo che le regole sull’ingresso nel nosocomio, da limitarsi al paziente e a uno e un solo accompagnatore, vengano rispettate».
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