Il bagno di scontento e malumori non era ancora finito con lo psicodramma romano durante la compilazione delle liste. La via crucis di un pezzo di sinistra catanese si è chiusa solo sabato sera, con un post su Facebook che pone fine – per ora – all’impegno elettorale diretto dell’ala laburista del Pd etneo. Concetta Raia, ex deputata regionale e moglie del segretario provinciale Cgil Giacomo Rota, molla il collegio uninominale alla Camera di Paternò e Caltagirone e decide di non candidarsi.
L’ultima di una serie di defezioni che destabilizzano il centrosinistra mentre il segretario Matteo Renzi ridisegna il futuro volto del Pd, piazzando i candidati a lui vicini all’incirca nei due terzi dei posti in lista blindati o quasi. Fra di loro, proprio non potevano esserci i dem sindacalisti catanesi, rappresentati dall’uscente Luisa Albanella. Riuniti nell’associazione-corrente DemoSì, organici alla minoranza di Andrea Orlando e vicini all’ex ministro di Prodi Cesare Damiano, ricandidato sì, ma per il rotto della cuffia.
La rinuncia di Raia ha riscritto gli equilibri su Catania: Ersilia Saverino, vicina al franceschiniano Anthony Barbagallo, occupa adesso la casella calatino-paternese mollata. Nel collegio uninominale di Acireale, dopo giorni di voci e smentite, alla fine spunta Nicola D’Agostino di Sicilia futura, il partito dei centristi di rito renziano fondato da Totò Cardinale. Dopo Gentiloni tocca poi alla top player Maria Elena Boschi nel collegio plurinominale che mette assieme Paternò a Siracusa e Ragusa. È Fausto Raciti a cederle il posto da capolista, scalando secondo.
Già scottati per la mancata elezione, malgrado gli undicimila voti di Angelo Villari al Parlamento siciliano, stavolta il boccone amaro dalle parti della Cgil non lo si è mandato giù. Prima del post, una riunione fra Raia, Villari, Rota ed i fedelissimi, impastata di delusione e recriminazioni, era stata convocata subito dopo il rientro da Roma. Al termine viene reso pubblico il rifiuto di Raia alla quasi impossibile sfida dell’uninominale. In un collegio dove, tra l’altro, il centrodestra dovrebbe schierare Peppe Lombardo, nipote dell’ex presidente della Regione Raffaele oggi protagonista della lista Noi con l’Italia – Udc. L’opportunità data a Raia è stata giudicata come «l’ennesima mancanza di rispetto» nei confronti dei labour etnei.
Nella corrente l’exit strategy passa ora da due sfumature. C’è chi vorrebbe rompere subito con un Pd che, e la stesura delle liste lo ha confermato, a Catania ha nuovi padroni: mister 32mila preferenze Luca Sammartino, schierato all’uninominale di Misterbianco, e Valeria Sudano, blindata al proporzionale e candidata all’uninominale al Senato di Catania città. Il duo ex centrista incassa anche l’elezione quasi certa – ottimo posto al plurinominale – della presidente del Consiglio comunale catanese Francesca Raciti, che lascia l’uninominale acese a D’Agostino. C’è chi, tuttavia, vorrebbe quantomeno aspettare le Politiche: «Vediamo che succede il 4 marzo», dice qualcuno. Con una postilla su quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Anche se la strada di seguire la scissione di Liberi e uguali non avrebbe in realtà garantito alcunché causa spazi ristretti e paracadutati.
Il travaglio della sinistra dem ricompare fra le parole sui social di Concetta Raia: «Si continua anche nella ricerca di eventuali nuovi metodi, nuove forme e, perché no, nuove vesti con cui lottare». Il Pd, per l’ex deputata, è stato «colonizzato da forze esterne alla nostra storia, da una cultura politica arrogante nella quale il rispetto per le minoranze non esiste».
La bordata è tutta per i renziani etnei, fra cui il neocandidato di Acireale, sorpresa ma non troppo, D’Agostino. Poche settimane fa aveva votato con il centrodestra per Gianfranco Miccichè presidente dell’Ars, non prima di aver promesso a Carmelo Coppolino, primo dei non eletti di Sf alle Regionali su Catania, di lasciargli Palermo in caso di corsa vittoriosa alle Politiche. Ad Acireale si profila così lo scontro con lo storico rivale locale Basilio Catanoso, deputato ex An scelto per l’uninominale da Forza Italia.
Per il momento l’ex esponente di Mpa e Udc sorride: «Ci sarò perché occorre spendersi – dice D’Agostino a MeridioNews -. C’è stato un grande rinnovamento nel partito e questo ha cambiato il quadro politico». Altro che colonizzazione: «Finalmente il Pd può dirsi davvero democratico – incalza D’Agostino – darò il mio contributo sapendo di essere protagonista di una trasformazione che ho sempre invocato, dove non esistono più posizioni di rendita».
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