Che fosse il segreto di Pulcinella adesso lo dicono un po’ tutti, ma questo non impedisce ai vertici di Forza Italia a Catania di mostrarsi sorpresi. Pino Firrarello e – forse – Giuseppe Castiglione tornano a casa, nel centrodestra, via partito di Berlusconi. Erano stati la prima linea del fronte delle larghe intese, pilastro del progetto centrista di Angelino Alfano ormai tramontato. L’ex presidente della provincia di Catania ha ricoperto il ruolo di sottosegretario in tutti di governi Pd della legislatura agli sgoccioli. Lo sbocco doveva essere un centro «forte» che potesse allearsi al partito di Renzi. Prospettiva nemmeno paragonabile, come Firrarello aveva spiegato a MeridioNews a poche ore dalla chiusura delle liste per le Politiche, alla lista moderata Civica popolare di Beatrice Lorenzin. Castiglione, genero di Firrarello, aveva così scelto di non candidarsi, non senza uno scambio di battute al veleno con la ministra della Salute.
Sullo sfondo del flop alle Regionali e della scissione degli alfaniani, le mosse adesso disegnano una retromarcia lunga cinque anni. Cioè il tempo trascorso dal loro abbandono dell’allora Pdl. Svanita Alternativa popolare e impraticabile l’ingresso nella quarta gamba del centrodestra Noi con l’Italia – Udc – perché quella è la nuova casa del nemico giurato Raffaele Lombardo – per il duo di Bronte c’era solo una possibilità: il ritorno in Forza Italia disvelato da Firrarello – che lascia comunque fuori il genero – in un’intervista al quotidiano La Sicilia. «No comment», dice con tono sconsolato Enzo Gibiino, rinviando ogni valutazione a dopo il 4 marzo. Il senatore lascerà il Parlamento dopo dieci anni: FI non lo ha ricandidato.
Appare più sereno nel giudizio Basilio Catanoso. «Pino ha parlato anche con me, so bene che vuole fare questo ritorno – spiega a MeridioNews il deputato, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Acireale – non mi risulta invece nulla su Castiglione, d’altronde è ancora parte di un governo di sinistra». L’onorevole acese, mentre detta le sue condizioni, non vuole però passare per «censore»: «Non ho problemi sul’adesione di chi non si è mai candidato o non ha avuto ruoli nella sinistra – precisa – chi invece ha avuto incarichi, come La Via ma direi non solo, può mettersi in fila e forse fare qualche riflessione in più». La vera questione aperta riguarda il funzionamento generale di partiti e coalizione: «Dobbiamo porci un problema di regole nel centrodestra, vincendo le elezioni affronteremo poi il problema del vincolo di mandato a livello costituzionale».
Le porte ai brontesi le ha intanto aperte il commissario azzurro Gianfranco Micciché. Del resto lui li avrebbe voluti nel centrodestra già per le Regionali, soluzione che alla fine era andata a sbattere, come Firrarello conferma, sul «no» di Alfano. In piena stesura delle liste, le parti si sono riviste attorno allo stesso tavolo, sancendo un’intesa che secondo il senatore è già più che definitiva. I retroscena indicano anche un dialogo sul nome di un fedelissimo degli ex Ncd-Ap, ben radicato in città e con esperienze amministrative pregresse, da inserire fra i candidati forzisti a Catania. Anche su questo ci si era dovuti arrendere, mentre le Politiche riservavano solo briciole ai forzisti catanesi: Salvo Pogliese, Pippo Arcidiacono e appunto Gibiino esclusi dalle liste; solo terzo nel listino plurinominale Dario Daidone. Quarto posto per il senatore Salvo Torrisi e, a Messina, per Dario Moscato. Per tutti loro le chance d’elezione sono molto ridotte.
«Le scelte del partito sul piano nazionale e regionale le abbiamo accettate, anche se non facilmente», ammette a MeridioNews Pippo Arcidiacono, coordinatore cittadino di FI. L’ex deputato Ars era uno di quelli che il posto in lista lo sentiva in tasca. «Catania è già stata penalizzata, accettare altri sacrifici adesso sarebbe ancora più pesante», dice riferendosi alla possibilità che gli azzurri etnei debbano adesso fare spazio ai transfughi di ritorno. «Non so se il loro ingresso in FI è reale, so che hanno incontrato Micciché ma lui su questo non ci ha comunicato nulla – spiega Arcidiacono – certo è che chi arriva per ultimo sicuramente non può adesso ben alloggiare».
Dove per alloggi si intendono anche le prossime scadenze elettorali, come le Amministrative a Catania: «Candidare La Via a sindaco mi pare idea fuori dalla realtà, noi lavoriamo al progetto per Salvo Pogliese». Il nome che ritorna è anche quell’ex vicepresidente della Regione designato dal Pd. C’è chi ha pensato al professore in chiave comunali etnee, idea che ha ripreso forza quando Giovanni La Via, anticipando di poco l’alleato Firrarello, ha annunciato il rientro nel centrodestra. Per Arcidiacono ci sono però anche altre questioni ancora irrisolte: «Ricordo che Castiglione ha criticato pesantemente Berlusconi. Se è vero che adesso ritorna da noi, come minimo credo che avrebbe dovuto esserci un chiarimento con il presidente».
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