Lo hanno massacrato di botte in ospedale perché si era rifiutato di fare entrare in reparto i familiari di una paziente fuori dagli orari consentiti. «Ho rischiato davvero la vita. A un certo punto sono stato colpito da pugni e calci e ho perso coscienza». Salvatore Petta, gastroenterologo, ha raccontato ai colleghi il suo turno da incubo ieri al Policlinico di Palermo. Il medico ha invitato la figlia di una paziente a uscire dal reparto perché era terminato l’orario di visita ma è stato aggredito selvaggiamente da due uomini, il padre e il fratello della donna, che hanno fatto irruzione nel reparto picchiando a sangue il medico. Alla fine la prognosi, tra lussazioni e fratture, è stata di 40 giorni. Il medico è stato anche sottoposto ad una serie di esami, tra cui una Tac alla testa, per accertare eventuali danni cerebrali.
Stando ad una prima ricostruzione, una volta terminato l’orario di visita consentito ai parenti, il medico di guardia aveva invitato la figlia di una paziente a uscire. Di fronte alle insistenze continue e ripetute della donna di voler rimanere con la madre, il dottore ha manifestato la disponibilità a discutere per trovare una soluzione, ma non c’è stato il tempo. Nell’arco di pochi minuti la donna ha avvisato il padre e il fratello che hanno fatto irruzione nel reparto colpendo il medico con calci e pugni. Addirittura gli hanno scagliato contro anche una scrivania, procurandogli una lussazione alla spalla e una frattura dell’omero. Gli aggressori sono stati poi identificati e denunciati dalla polizia.
«Il breve periodo degli eroi della pandemia è durato lo spazio di un mattino e i medici ospedalieri sono tornati a fare da bersaglio e da sfogatoio», commenta in una nota stampa Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del Coordinamento italiano medici ospedalieri.
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