Bonaccorsi non si tocca. Il sindaco Salvo Pogliese ha scelto l’aula consiliare per chiudere, dal punto di vista dell’amministrazione, l’affaire Grasso e blindare il suo assessore al Bilancio dopo l’offensiva del Movimento 5 stelle. A Palazzo degli elefanti il primo cittadino di Catania ha impersonato una difesa assai più radicale e corposa, dal punto di vista politico, della prima reazione affidata a un grigio comunicato stampa all’indomani della diffusione della telefonata dello scandalo.
Pogliese si concentra su due aspetti clou: sottolinea a più riprese come il colloquio fra il vicesindaco Bonaccorsi e l’ex capogruppo grillino Giovanni Grasso avrebbe dovuto «restare privato», una dimensione da cui derivavano le frasi fuori registro pronunciate dai due. «Ci vuole ‘u coppu giustu», dice il vicesindaco, dopo che Grasso aveva criticato aspramente la linea politica tenuta dagli ex compagni di partito e da Lidia Adorno, la consigliera che aveva attaccato Bonaccorsi sullo sperpero dei bagni pubblici della città.
«Se tutte le chiamate venissero registrate ed esternate – ha detto Pogliese col sorriso – io non oso immaginare quanti aggettivi avrebbero accompagnato il mio nome. Ma non avrei gridato allo scandalo se queste telefonate fossero state divulgate in maniera impropria». Poi il vero nocciolo della questione: la «minaccia» del senatore Mario Giarrusso al Comune di Catania, scandita ai giornalisti lo scorso sabato. «Finché Bonaccorsi resta, la città non avrà un euro», aveva detto il membro della commissione antimafia, tirando in ballo il dissesto del Comune e l’infinito tira e molla fra Catania e il governo Lega-M5s sugli aiuti economici per evitare il tracollo totale dell’ente.
In un contesto così difficile, «Credo che non si possa ricattare il sindaco». Per un dissesto, ha specificato Pogliese, le cui cause risalgono a prima dell’inizio di questa consiliatura. Il primo cittadino ha poi posto l’accento sulle differenze di atteggiamento tutte interne al M5s: da una parte il bombardamento di Giarrusso supportato, secondo il sindaco, da Adorno «senza se e senza ma». Una durezza ribadita anche quando i pentastellati hanno provato a correggere il tiro. Dall’altra le rassicurazioni sulla vicinanza del governo a Catania che altri esponenti di primo piano del M5s come Nunzia Catalfo e Dino Giarrusso avrebbero fornito nelle ultime ore all’ex alfiere di Forza Italia.
Il gruppo grillino in consiglio, incassato il colpo, ha reagito mettendo nel mirino ancora una volta Roberto Bonaccorsi. Lidia Adorno ha presentato un’interrogazione rinfocolando il nodo bagni pubblici. Oltre 750mila la cifra spesa dal Comune, attraverso la partecipata Multiservizi, per manutenere otto toilette cittadine. Uno sperpero palese finito anche alla ribalta della stampa nazionale. La grillina ha chiesto al vicesindaco «chiarimenti sulla possibilità di rimodulare i servizi comunali allo scopo di tagliare delle spese ritenute superflue, come la pulizia e custodia dei bagni». Il M5s specifica però che la volontà di rimodulare le spese «doveva come da contratto con Multiservizi, manifestarsi entro il 31 gennaio 2019».
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