Cinquantacinque uova di Caretta caretta si sono schiuse sulla spiaggia catanese – a cento metri dal lido Le capannine, nella zona dell’oasi del Simeto – in soli due giorni. Un grande risultato raggiunto dal gruppo WWf Sicilia nord-orientale, presieduto da Mariagrazia Attanasi, che ha seguito tutta l’operazione, tenendo sotto controllo il nido, vegliando su di esso per diverse notti, fino alla nascita delle tartarughe avvenuta tra sabato e domenica. Si tratta del quarto scovato dai volontari dopo quelli del villaggio Gabbiano azzurro (subito dopo Vaccarizzo) e di Messina.
Le uova erano state trovate lo scorso 3 luglio dalla volontaria 37enne Oleana Olga Prato – biologa marina che ha studiato tra Catania, Messina e Salento, accrescendo la sua esperienza nei campi di volontariato del WWF in Calabria – grazie all’azione di monitoraggio, previsto dal progetto Tartaruga, avviato quest’anno, per la prima volta, dal gruppo che opera nella parte orientale dell’Isola. A coordinare il progetto è proprio Oleana, assieme a due colleghi.
Proprio il periodo estivo è quello scelto dalle Caretta Caretta per depositare le uova, ancora troppo minacciate dalla presenza dell’uomo. «Il maggior pericolo è rappresentato dalla plastica – spiega Oleana – che viene scambiata per cibo e ingerita». Anche reti e palangari mettono a repentaglio la vita degli animali marini, che rischiano di annegare o avere blocchi intestinali. «I pescatori ci stanno aiutando moltissimo – aggiunge la volontaria – a segnalarci tartarughe in difficoltà a causa di ami o lenze, che vengono recuperate e portate nel centro di Lampedusa per essere operate». Il centro lampedusano non è l’unico in Sicilia. C’è quello delle isole Egadi gestito dal Wwf in collaborazione con Legambiente, e c’è l’Istituto zooprofilattico di Palermo, che lavorano insieme per il bene delle tartarughe.
Anche le uova sono a rischio per molteplici cause, tra cui la cementificazione che porta all’erosione della costa e mette le tartarughe in difficoltà poiché non sanno dove depositare i nidi. «Se non segnalati, i problemi antropici e ambientali possono essere diversi – spiega ancora la biologa Prato – come il passaggio di quad sopra le uova, che si trovano fino a 30 centimetri sotto la sabbia, la pulizia delle spiagge col trattore meccanico, un bagnante che pianta un ombrellone. Per non parlare dei falò estivi, quando le uova vengono letteralmente cucinate».
Tanti gli obiettivi dei volontari – più di una ventina che a turno danno una mano nelle varie fasi – primo fra tutti la sensibilizzazione delle persone nel riconoscere e segnalare i movimenti di questi animali, soprattutto in luoghi come la Playa, dove è frequente imbattersi nei nidi. «Abbiamo messo dei poster segnaletici e riceviamo diverse segnalazioni, specialmente per quanto riguarda le schiuse». L’intento è anche creare una rete con gli altri gruppi Wwf siciliani e incrementare il monitoraggio. Che intanto continua con costanza fino agli inizi di ottobre, quando termina il periodo di schiusa delle uova. «Continuiamo a stare attenti – conclude la volontaria – e il nostro lavoro proseguirà con gli adulti da soccorrere, perché nonostante il periodo più ricco di lavoro sia quello estivo, il nostro impegno dura tutto l’anno».
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