Pirateria, liberata la nave Ievoli La moglie del capitano: «Gioia immensa»

E’ stata liberata la nave Enrico Ievoli, il mercantile partito da Fujairah, negli Emirati Arabi, e diretto nel Mediterraneo, sequestrato a largo dell’Oman lo scorso 27 dicembre. A bordo si trovano 18 marinai, sei italiani (un pugliese e cinque siciliani), sette indiani e cinque ucraini.

«E’ la fine di un incubo che non si può descrivere». La signora Rita – moglie del capitano Agostino Musumeci, 52 anni, originario di Mascali – ha la voce arrochita dall’emozione, in lontananza si sente l’eco dei canali all news che parlano del marito. «Non è mai successo che una nave fosse liberata prima di quattro mesi dal sequestro. E’ una gioia inaspettata, immensa, due giorni prima della festa della liberazione». La comunicazione ufficiale del rilascio è avvenuta solo dopo la messa in sicurezza di nave ed equipaggio. «Mi ha chiamato mio marito, non lo sentivo da dicembre. E’ stata una sensazione indescrivibile. Ora è come se lui fosse in mare, normalmente. Non c’è più la paura che succeda qualcosa. Non che potessero fare loro del male, ma si trattava sempre di un sequestro».

Adesso c’è attesa per il rientro, che non avverrà prima degli inizi di maggio. «Dalla Somalia al canale di Suez ci vogliono cinque giorni – spiega la signora Rita – Poi bisognerà vedere quanto impiegheranno a ritornare a casa». La nave è già in rotta e viaggia sotto scorta.

«L’equipaggio è in buone condizioni, abbiamo parlato con loro già stamani» afferma Gennaro Ievoli, vicepresidente della Marnavi spa, la società proprietaria del mercantile sequestrato che trasportava 15.750 tonnellate di soda caustica. In questi lunghi mesi, l’armatore si è tenuto in stretto contatto con le famiglie dei marittimi rapiti. «Ci sono sempre stati vicini – conferma la moglie del capitano Musumeci – domani andremo tutti a Napoli per ringraziare la famiglia Ievoli».

«La vicenda della Enrico Ievoli – ha affermato il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata – è stata in questi mesi al centro di un’ampia azione diplomatica svolta anche nei confronti delle Autorità somale, alle quali è stato da parte italiana richiesto il massimo impegno affinché  i nostri connazionali potessero tornare sani e salvi a casa».

«Questo caso – ha aggiunto Terzi – conferma ulteriormente la gravità della minaccia alla sicurezza rappresentata dal fenomeno della pirateria».  E con voce stanca la signora Rita si augura che non si ripetano vicende simili: «Abbiamo pianto per quattro mesi, è come se si entrasse in un tunnel. Che nessun altro marittimo venga rapito – scandisce – che nessun’altra famiglia viva questo terrore».

 [Foto di Marnavi]

Carmen Valisano

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