Pint of science, la scienza davanti a una birra «Anche se la ricerca lotta per la sopravvivenza»

Legno scuro alle pareti, boccali di birra e banconi affollati. Una cornice inedita per i nove ricercatori catanesi che per tre sere consecutive, e in tre diversi pub del centro storico, hanno dato vita alla prima edizione etnea di Pint of science, il maggiore evento di divulgazione scientifica internazionale che porta la scienza nei pub. Presente in undici Paesi al mondo, con centinaia di città, locali e speakers coinvolti, il format è approdato per la prima volta a Catania grazie al Centro siciliano di Fisica nucleare e struttura della materia, impegnato da oltre 60 anni nella ricerca scientifica e nella formazione di giovani ricercatori. «Niente cattedre e lavagne ma un bel bicchiere di birra in mano per discutere insieme sui misteri della natura e sulle ultime scoperte che miglioreranno il nostro futuro», afferma la direttora del Centro siciliano, Alessia Tricomi. Dagli atomi delle galassie agli abissi del mare, per risalire sul pianeta Terra e scoprire le potenzialità delle nuove tecnologie. 

Nove tappe di un affascinante percorso che ha coinvolto centinaia di partecipanti. «Oggi conosciamo solo il cinque per cento del contenuto dell’universo – spiega il fisico nucleare Marzio De Napoli -. La restante parte è formata da due ingredienti segreti: energia e materia oscura. Un argomento che ci pone alla frontiera della Fisica». Un viaggio nell’infinitamente grande che, poco più di un anno fa, ha riservato al mondo dell’astronomia la scoperta delle onde gravitazionali che «ci permettono di captare dei segnali dell’universo che prima non eravamo in grado di udire – spiega l’astrofisica Eloisa Bentivegna – e di aprire una finestra completamente nuova su fenomeni che ancora oggi non conosciamo del tutto». Dalle onde dell’universo a quelle del mar Mediterraneo, dove un quotidiano monitoraggio acustico dei cetacei consente ai ricercatori di ascoltare e registrare i suoni del mare che «sono fondamentali per la ricerca – afferma la biologa marina Virginia Sciacca – perché ci consentono di avere informazioni sulla presenza di alcune specie, anche a rischio di estinzione, nonché sulla loro distribuzione o sulle loro dimensioni». 

Dai fondali della costa catanese a quelli di Capo Passero, dove trecento ricercatori di tutta Europa sono impegnati nella realizzazione di rivelatore sottomarino, a 3500 metri di profondità, che «che se non fosse sott’acqua si vedrebbe anche dalla luna – afferma l’astrofisico Giorgio Riccobene -. Un vero e proprio gigante degli abissi, grande un chilometro cubo, che ci permetterà di studiare i neutrini, una particella fantasma che viene prodotta in enormi fornaci esplosive del cosmo, di cui ancora oggi sappiamo poco ma che potrebbe rivelare tantissimo sull’evoluzione dell’universo». Dalle profondità del mare nostrum si risale in superficie con le spettacolari immagini delle colate laviche, con un occhio particolare a mamma Etna. Foto reali che, anche in ambito scientifico, si mescolano con quelle della realtà virtuale perché il fotorealismo è «uno strumento di esplorazione scientifica – afferma l’informatico Giovanni Gallo -. Questo settore che è un supporto fondamentale per la produzione artistica e per il cinema, ha una grande importanza anche per la comunicazione scientifica. Grazie a tecniche di simulazione e di resa grafica possiamo riprodurre, in maniera matematica, fenomeni reali la cui diretta osservazione era poco agevole o impossibile. Questo apre nuove frontiere nel campo della conoscenza e della formazione». 

Prospettive avvincenti, con uno sguardo sul futuro. «Tra quarant’anni potrebbero esserci città verticali e automatizzate controllate dal telefonino o, paradossalmente, dalla mente – dichiara la fisica Elena Bruno – o ancora edifici autosufficienti con pareti verniciate con pellicole che sfruttano la luce solare. Sono idee che sembrano apparentemente futuristiche ma che verranno sviluppate attraverso la nanotecnologia, capace di aprire la strada a nuove applicazioni nel campo della medicina, dei computer, nell’agroalimentare e telecomunicazione». E il viaggio della scienza prosegue. Tre serate che hanno permesso ai non addetti ai lavori di conoscere e comprendere il mondo della fisica e le scoperte dei ricercatori che proseguono con molte difficoltà. «Siamo molto orgogliosi del risultato di questo evento – aggiunge Tricomi – perché la risposta del pubblico è stata veramente entusiasmante. La manifestazione è stata totalmente gratuita, nonostante il Centro siciliano soffra un grave momento di crisi, dato che siamo stati abbandonati dagli enti locali. Oggi l’unico supporto arriva dalle università di Catania e di Messina. Lottiamo per la sopravvivenza perché il centro è un orgoglio internazionale che negli anni ha contribuito alla nascita del laboratorio nazionale del sud e ha formato tantissimi ricercatori che oggi sono sparsi in tutto il mondo con posizioni anche manageriali e dirigenziali». 

Salvo Caniglia

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