Pietraperzia, spari contro casa di un carabiniere Terza intimidazione a istituzioni nell’ultimo anno

Tre colpi di fucile sono stati esplosi contro la casa di un carabiniere in servizio a Pietraperzia, ma residente a Barrafranca. Sull’episodio, avvenuto nella prima mattina di ieri, domenica 18 settembre, indagano i militari del comando provinciale di Enna, coordinati dalla locale Procura. 

«Ho chiamato il carabiniere per manifestare la mia solidarietà – commenta il sindaco di Pietraperzia, Antonio Bevilacqua -, era abbastanza sconvolto, soprattutto perché in quel momento si trovava in casa con la sua famiglia e hanno sentito distintamente i tre colpi, due ravvicinati e l’ultimo a distanza di una ventina di secondi». Recentemente il piccolo Comune dell’Ennese è finito più volte al centro delle cronache. 

Nel mese di dicembre del 2015 sono stati sparati alcuni colpi di fucile contro l’allora comandante della stazione dei carabinieri, poi trasferito. Lo scorso aprile qualcuno ha incendiato il portone di casa del primo cittadino, eletto tra le fila del Movimento 5 stelle. In quell’occasione Bevilacqua denunciò che «una parte del paese mantiene legami con la mafia» e all’episodio seguì una partecipata fiaccolata di solidarietà al sindaco. A giugno una vasta operazione antimafia ha portato all’arresto di dieci persone, ritenute appartenenti al locale clan, capeggiato dai fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino. 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il gruppo criminale aveva ampia disponibilità di armi, che usava in esercitazioni di tiro organizzate nelle campagne di Pietraperzia, e in più si cimentava anche nella regolazione delle controversie tra privati cittadini, godendo di una rete di contatti che consentiva di conoscere i movimenti delle forze dell’ordine a Pietraperzia. Non solo affari locali. L’indagine della Procura di Milano ha fatto emergere infatti come la famiglia mafiosa di Pietraperzia avrebbe ricavato illeciti guadagni, infiltrandosi in alcune attività di Expo. 

«Dopo gli ultimi episodi – spiega il sindaco Bevilacqua – si sente maggiormente la presenza delle forze dell’ordine nel territorio: la locale caserma è stata rafforzata e altre unità esterne operano quasi quotidianamente. Forse questo sta dando fastidio a qualcuno». Sull’intimidazione di ieri al carabiniere è intervenuto anche il senatore del Movimento cinque stelle, Mario Giarrusso: «Si tratta di una grave escalation a cui bisogna rispondere con la massima fermezza e rigore e non certo soltanto trasferendo chi fa il proprio dovere col massimo impegno (oggettivo favore alla mafia) – scrive dal suo profilo Facebook -. Al riguardo presenterò in settimana una interrogazione per sapere dal governo perché questi segnali sono stati sottovalutati e perché non si interviene in forze per sradicare la mafia dalla provincia di Enna.».

Salvo Catalano

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